Guai a chi tocca il presepe a scuola o trasforma il Natale nella festa dell'inverno o altre stranezze ecumeniche. Prof e presidi sono avvertiti: chi lo fa, rischia sanzioni disciplinari. E' la nuova 'crociata' di Fratelli d'Italia che a pochi giorni dal 25 dicembre prova a blindare i simboli della tradizione cristiana dalle materne alle superiori.
L'arma scelta è una proposta di legge depositata al Senato. Il cuore del testo sta nell'articolo 2, su 4. Il divieto, che eccede un po' nel burocratese, consiste nell'"impedire iniziative promosse da genitori, studenti o da competenti organi scolastici per proseguire attività legate alle tradizionali celebrazioni legate al Natale e alla Pasqua cristiana" come il "presepe, recite e altre manifestazioni". Dal mondo della scuola piovono i 'no': per Antonello Giannelli che guida l'associazione dei presidi, imporre per legge le tradizioni di un Paese "è fuori luogo".
Altri invocano il rispetto dell'autonomia scolastica sancita nella Costituzione. A proporre la legge è Lavinia Mennunni, al suo primo anno a Palazzo Madama con i 'meloniani', dopo aver sbaragliato la concorrenza di Emma Bonino e Carlo Calenda nel fortino della sinistra romana, il collegio di Roma centro. Alle spalle ha decenni di politica a destra, tra municipi romani e il Campidoglio come consigliera con delega ai rapporti con il mondo cattolico, con Alemanno sindaco. "Che male c'è in questa proposta? Non capisco le polemiche, non vogliamo imporre il presepe ma chiediamo che la possibilità di farlo non sia vietata", insiste. Aggiunge di non averne parlato con la premier Giorgia Meloni ma assicura: "Sono certa che è d'accordo, è sempre stata favorevole a salvaguardare le tradizioni". E ribadisce che "il senso della legge è che non si può vietare di allestire un presepe. In fondo questo non era uno slogan degli anni '60?". Mennunni si riferisce alle parole urlate effettivamente nel Maggio francese - vietato vietare - che campeggiano anche in un video in cui spiega la genesi del provvedimento: "Spesso mi chiamano genitori dicendo che a scuola propongono di sostituire le recite o il nome stesso del Natale con la 'festa d'inverno' ad esempio". Quindi è tempo di dire basta.
La convinzione di base - si legge nella presentazione del testo - è che impedire i simboli religiosi durante le feste "costituirebbe una discriminazione nei confronti degli alunni e delle famiglie praticanti la religione maggioritaria" e che, dietro, non c'è un'ulteriore forma di "indottrinamento o proselitismo dello Stato". Contro l'iniziativa si schiera anche Attilio Fratta, presidente dell'associazione dei presidi, DirigentiScuola che commenta amaro: "Credo sia una bufala. Siamo di fronte a misure utili solo a distogliere l'attenzione degli italiani dai problemi veri". La Cgil scuola rammenta che "viviamo in un Paese laico, la scuola è laica", mentre la Cisl è più cauta: "Non ne farei una battaglia di religione, sono le fondamenta della nostra cultura sulle quali la scuola non può soprassedere". La butta sull'ironia Riccardo Magi, segretario di +Europa: "Oggi la Sacra famiglia in fuga dalla persecuzione finirebbe probabilmente in un Cpr, magari in Albania, in attesa di sapere da qualche giudice in Italia se sono degni o meno di mettere piede sul territorio italiano".
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