La Commissione Giustizia del Senato cancella il reato di abuso d'ufficio. E' solo un primo passo, quello che si compie approvando l'articolo 1 del ddl Nordio, ma l'accordo raggiunto in maggioranza sembra ormai blindato. A spiegarlo è la presidente della Commissione, Giulia Bongiorno, che si dichiara soddisfatta per essere riuscita a strappare agli alleati l' impegno di dar vita ad un tavolo per "rivedere", a questo punto, "tutti i reati contro la Pubblica Amministrazione". L'aver voluto cancellare l'abuso d'ufficio, anziché riformarlo, infatti, aveva sottolineato qualche tempo fa la stessa Bongiorno, che è anche responsabile Giustizia della Lega, comporta il rischio per l'amministratore pubblico di vedersi contestati reati ben più gravi, come la corruzione. E pertanto si renderebbe necessario un riesame complessivo della materia.
Ad approvare l'articolo 1 del testo che porta la firma del Guardasigilli Carlo Nordio e a respingere tutti gli emendamenti del centrosinistra sono la maggioranza e Italia Viva, con Ivan Scalfarotto. Il resto dell'opposizione vota contro e contesta l' abolizione dell'abuso d'ufficio. Sul punto è chiaro il capogruppo Pd in Commissione Alfredo Bazoli secondo il quale a breve l'Italia sarà comunque costretta a reintrodurlo. "La direttiva sull'abuso d'ufficio la stanno approvando - ricorda - e quando questo accadrà il reato dovrà essere reinserito nell' ordinamento" per evitare quel contrasto con l'Europa che vorrebbe evitare anche il Quirinale, che aveva invitato il centrodestra a riformulare il testo. Con l'eliminazione definitiva dell'abuso d'ufficio, incalza Bazoli, "resteranno senza sanzioni tante condotte prevaricatrici di pubblici funzionari compiute insieme a singoli cittadini" , e questa per il Pd "è una cosa inaccettabile".
Sulle barricate anche il senatore M5S Roberto Scarpinato che definisce "surreale e inquietante" discutere di un ddl "che vuole abrogare l'abuso d'ufficio, ridimensionare il reato di traffico influenza, diminuire in modi obliqui e occulti i poteri di indagine della magistratura sui reati dei colletti bianchi", mentre "nel Paese si consolida la consapevolezza che la politica è divenuta la cinghia di trasmissione di interessi di potentati economici, lobby affaristiche, comitati di affari e cricche". Esulta, invece, Azione con il deputato Enrico Costa, visto che non è rappresentata in Commissione Giustizia al Senato. "L'abrogazione dell'abuso d'ufficio è sacrosanta", dice Costa che parla di "reato evanescente" che lui propone di cancellare dall'inizio della legislatura. Lo stop al reato è una "bella notizia" anche per la sottosegretaria ai Rapporti con il Parlamento Matilde Siracusano (FI). Così come per il leader di Noi Moderati, Maurizio Lupi, che considera l'abuso d'ufficio "un cappio al collo" per i pubblici amministratori. Ma il più soddisfatto di tutti è ovviamente il ministro Nordio secondo il quale "l'abrogazione di questo reato evanescente", chiesta "da tutti gli amministratori di ogni parte politica", avrà "l' impatto favorevole sull'economia auspicato dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni".
In Commissione, oltre ad aver messo una pietra tombale sull'abuso d'ufficio, si trasforma in ordine del giorno l'emendamento della senatrice della Lega Erika Stefani che propone di riformare la legge Severino cancellando la previsione secondo la quale un pubblico amministratore può essere sospeso anche in assenza di una sentenza di condanna definitiva. "Il Governo su questo ha preso un impegno secco" che intende "mantenere", assicura il viceministro alla Giustizia, Francesco Paolo Sisto, che, presente in Commissione insieme al sottosegretario Andrea Ostellari, dichiara come "circa il 92-93% delle inchieste" per abuso d'ufficio finiscano "in archiviazioni, proscioglimenti e assoluzioni".
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