Un audio choc: "Sapete quando deportavano gli ebrei e dovevano portarli nelle camere a gas? Io sono un ebreo per loro che deve morire". Chi parla è Marcello Pittella, dal 2013 al 2018 governatore lucano con il Pd, dal 2022 pluripotenziario di Azione in Basilicata, che - come aveva già fatto Italia Viva - ha ufficializzato il sostegno a Vito Bardi (centrodestra) per le Regionali del 21 e 22 aprile.
"Loro" sono i dirigenti del Pd, che insieme a quelli del M5S, hanno indicato come candidato del centrosinistra il presidente della Provincia di Matera, Piero Marrese, e hanno deciso di allargare il perimetro della coalizione fino al partito di Calenda.
"Sono profondamente dispiaciuto per l'accaduto e mi scuso con chi può essersi sentito offeso", sono state le parole scelte da Pittella per cercare di chiudere l'episodio, arrivato dopo "giorni di stress e tensione emotiva" che "hanno generato una ingiustificata e totalmente non voluta iperbole in un audio privato".
Due minuti e 22 secondi: tanto dura il "vocale" inoltrato da Pittella a un gruppo di Azione che in poco tempo è passato di smartphone in smartphone, fino a diventare di pubblico dominio e a rendere ancora più incandescente l'affaire Basilicata.
"C'è un limite a tutto. Basta", ha attaccato il capogruppo del Movimento Cinque Stelle al Senato, Stefano Patuanelli, mentre il presidente pentasellato, Giuseppe Conte ha rincarato la dose: "Pittella tratta gli elettori come merce".
La questione Pd-Pittella parte da molto lontano. Dal 2013, quando a sorpresa il "gladiatore" - come fu definito all'epoca - scombinò i piani dell'allora Partito-Regione, vincendo le Primarie per la candidature a governatore contro il favorito Piero Lacorazza (guarda caso, autopropostosi due giorni fa come candidato governatore del centrosinistra) che era sostenuto dalla quasi totalità dei dem lucani.
Poi bisogna fare un salto all'inizio del 2019, pochi mesi dopo le dimissioni dalla presidenza della Giunta lucana di Pittella, arrivate in seguito ai domiciliari disposti nell'estate 2018 nell'ambito della cosiddetta Sanitopoli lucana: in quei giorni, lo stesso Pittella avrebbe voluto ricandidarsi, ma il Pd lo bloccò, scegliendo il farmacista Carlo Trerotola, poi nettamente sconfitto da Bardi (42% a 33%, con il candidato M5S al 20%).
E infine nel 2022 l'addio rumoroso dell'ex governatore al Pd, che non lo volle candidare alle Politiche. Pittella (assolto in primo e secondo grado nel processo Sanitopoli) si candidò lo stesso, con Azione, conquistando quel 12,2% messo sul tavolo nelle trattative per le Regionali del 2024.
Alla fine, dopo un tentativo all'ultimo momento con Angelo Chiorazzo - che a meno di ulteriori soprese, dovrebbe correre da solo con Basilicata Casa Comune e alcune civiche di centrosinistra - anche Azione, come Italia Viva, ha chiuso un accordo programmatico con Bardi e con il centrodestra. "In Basilicata il campo largo l'abbiamo fatto noi", ha sintetizzato il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri.
Ma il cambio di campo di Azione sta creando malumori (finora solo sussurrati) anche nella coalizione di Bardi, che proprio sulla "mala gestione" di Pittella in particolare della sanità, fondò la campagna elettorale del 2019, conclusasi con la prima vittoria del centrodestra in Basilicata. Intanto, il dem Marrese - che ha preso il posto che per 72 ore è stato dell'oculista Domenico Lacerenza, poi ritiratosi, e di cui Conte è "soddisfatto" - si dice "sicuro di battere Bardi: è una grande sfida per liberare la Basilicata da questa destra che ha fallito completamente".
Per farlo, dopo il sostegno di Pd, M5s, SI, Ev, Psi, +Europa e Basilicata Possibile, sta cercando l'accordo anche con Chiorazzo, sollecitato da più parti a fare un altro passo indietro (il primo l'aveva fatto per appoggiare Lacerenza). Visto quello che è successo in Basilicata nelle ultime settimane, fino alla scadenza del termine per la presentazione delle liste (dalle 8 alle 20 di venerdì 22 marzo e dalle 8 alle 12 di sabato 23 marzo) nessuna ipotesi di un nuovo, clamoroso, colpo di scena può essere esclusa.
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