"In un sistema costituzionale fondato sulla separazione dei poteri, al rigoroso rispetto delle decisioni delle magistrature deve corrispondere l'altrettanto rilevante rispetto delle decisioni delle sedi parlamentari, espressione della sovranità popolare". Con queste parole, il presidente della Corte costituzionale Augusto Antonio Barbera - che ha svolto oggi, a Palazzo della Consulta, la sua Relazione annuale alla presenza del Capo dello Stato e delle più alte cariche - ha affrontato il tema de "l'ordinamento costituzionale e del Parlamento", affermando, tra l'altro, che la Corte deve rispettare l'ampia sfera di discrezionalità del legislatore nell'attuazione delle politiche delle quali il Parlamento risponde direttamente agli elettori, e può intervenire soltanto ad assicurare il rispetto dei limiti sostanziali fissati dalla Costituzione a quanto può essere deciso dalle maggioranze parlamentari.
In particolare, ha aggiunto Barbera, "questa Corte è chiamata ad essere 'custode della Costituzione', ma è tenuta ad essere altrettanto attenta a non costruire, con i soli strumenti dell'interpretazione, una fragile 'Costituzione dei custodi'". E ciò soprattutto in riferimento a materie in cui le norme costituzionali sono oggetto di una evoluzione interpretativa; penso in primo luogo i diritti civili. E in proposito vanno ricordate alcune innovazioni che nella storia della Repubblica, sono state proprio il "frutto di importanti pronunce della Corte a cui hanno fatto seguito non meno rilevanti decisioni legislative". In ogni caso, il Presidente Barbera ha voluto sottolineare che "a fronte di una persistente inerzia legislativa, la Corte non può comunque rinunciare al proprio ruolo di garanzia, che include anche il compito di accertare e dichiarare i diritti fondamentali reclamati da una 'coscienza sociale' in costante evoluzione".
La Corte Costituzionale "non rischia di essere minata da contingenti vicende politiche, sia in ragione della diversificazione dei canali di accesso, sia alla luce dell'ampia maggioranza richiesta per l'elezione dei giudici di estrazione parlamentare, sia per il divieto di rielezione. E ciò a differenza di quanto previsto per la composizione di altre Corti europee, talvolta impropriamente accostate a quella italiana", ha sottolineato il presidente della Consulta Augusto Barbera in un passaggio della sua Relazione rilevando che "le previsioni costituzionali assicurano efficacemente accanto al pluralismo, l'indipendenza della Corte".
"Il 2023 è stato anche l'anno che ha visto in Italia atroci casi di femminicidio - ha detto Barbera -, o registrato, comunque, numerose e ripugnanti violenze contro le donne. Ed è stato l'anno in cui oltre mille (una media di ben tre al giorno!) sono state le agghiaccianti morti sul lavoro". "Tragedie queste ultime che, direttamente o indirettamente, hanno visto e vedranno impegnata la giurisprudenza della Corte costituzionale, sia per quanto riguarda la condizione femminile, sia per quanto riguarda importanti aspetti dell'organizzazione del lavoro nelle imprese", ha spiegato Barbera.
"Non si può non manifestare un certo rammarico per il fatto che nei casi più significativi il legislatore non sia intervenuto, rinunciando ad una prerogativa che ad esso compete, obbligando questa Corte a procedere con una propria e autonoma soluzione, inevitabile in forza dell'imperativo di osservare la Costituzione". E' uno dei passaggi della Relazione di Barbera che auspica "sia un intervento del legislatore" che dia seguito alla sentenza 'Cappato "sul fine vita", sia un intervento "che tenga conto del monito relativo alla condizione anagrafica dei figli di coppie dello stesso sesso".
"Tra il 2022 e il 2023 dall'angoscia della pandemia si è passati al fragore delle armi, prima ai confini dell'Europa, per effetto dell'aggressione russa al popolo ucraino, e adesso nel Medio Oriente, per l'orrore degli attacchi terroristici e le dure reazioni israeliane", ha poi aggiunto.
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