La storia, con le sue tensioni e gli inimmaginabili venti di guerra, ci chiede un'assunzione di responsabilità che fino a pochi anni fa era imprevedibile: deve sapersi dotare di istituzioni nuove e della capacità di rispondere alle aggressioni che già oggi minacciano i suoi confini. Sergio Mattarella appare sempre più preoccupato per i focolai di guerra che si moltiplicano - tutti vicini al vecchio Continente - ed ancora una volta si spende per stimolare l'Europa a svegliarsi.
"Il momento storico che attraversiamo richiede - ha detto il presidente della Repubblica - che le istituzioni Europee assumano responsabilità e si dotino degli strumenti necessari per consentire all'Unione di continuare a rappresentare una realtà di stabilità e progresso, in grado di influenzare positivamente il contesto internazionale e di contrapporsi con efficacia a ogni tentazione autocratica e illiberale che fosse presente nel continente e alle politiche di aggressione contro altri Stati".
Il capo dello Stato ne ha parlato in Bulgaria, uno degli Stati al confine orientale dell'Unione che più è preoccupato per le minacce russe. Per questo Mattarella, nel brindisi alle cena offerta dal presidente bulgaro Rumen Radev offre un esempio forte paragonando la Ue all'Alleanza atlantica: "oggi la NATO sta confermando la lungimiranza di un'architettura di sicurezza immaginata in un'epoca ormai lontana, che si dimostra pienamente attuale. L'Unione Europea deve saper manifestare analoga volontà politica". Il presidente nei suoi colloqui politici ha parlato anche di flussi migratori che tanto preoccupano anche la Bulgaria: "La nuova intesa europea su asilo ed immigrazione supera Dublino e apre la porta di una collaborazione maggiore tra i Paesi europei per affrontare un fenomeno crescente che può essere governato con ordine e non in maniera scomposta come avviene oggi".
Sergio Mattarella ha quindi aperto al nuovo Patto dell'Europa sui migranti che effettivamente supera l'accordo di Dublino - l'ultima versione era stata siglata nel lontano 2013 - ma che tante polemiche aveva scatenato a Bruxelles con diversi partiti che, pur per motivi a volte opposti, hanno votato contro il testo. Ma il piatto forte dei colloqui con il presidente bulgaro Rumen Radev è stato l'Europa e la sicurezza continentale.
Ed oggi il capo dello Stato ha ribadito quanto sia importante che l'Unione europea vada avanti nel processo d'integrazione ma è anche entrato nel merito parlando di un tema emergente che sta portando avanti per la Commissione Ue l'ex premier Draghi, la competitività. "Le scelte che la Ue dovrà compiere per essere più coesa - ha spiegato il capo dello Stato - sono scelte importanti per essere sempre più protagonista. Nel prossimo vertice Ue si parlerà di competitività, un elemento che consentirà opportunità maggiori per il futuro dei nostri giovani".
Mattarella non ha mai citato il nome di Mario Draghi, ma le consonanze sono chiare. Proprio ieri l'ex premier aveva sottolineato l'urgenza di una maggiore e rapida integrazione con queste parole: "non abbiamo il lusso di poter rinviare le decisioni, per assicurare coerenza tra i diversi strumenti per rilanciare la competitività della Ue occorre un nuovo strumento strategico per coordinare le politiche economiche".
Nei suoi colloqui in Bulgaria il presidente ha ovviamente potuto confrontarsi sui principali dossier di crisi trovando piena sintonia nella leadership bulgara. Ne è emersa un'analisi molto preoccupata della crisi mediorientale tanto che Mattarella non ha nascosto che "il rischio che il conflitto si allarghi è drammaticamente presente". Per questo i due presidenti hanno voluto ricordare che l'unica soluzione di lungo periodo rimane quella dei "due popoli due Stati". Con Sofia infine cresce la collaborazione economica (l'anno scorso l'interscambio è stato di 7 miliardi) e si rafforza anche la cooperazione militare. "Abbiamo deciso di aumentare la sicurezza del fianco orientale della Nato e abbiamo progetti comuni nell'industria bellica", ha confermato il presidente bulgaro Rumen Radev che ha lodato anche la grande collaborazione con l'Italia in ambito Nato per difendere i confini orientali dell'Europa.
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