I tempi per la presentazione della nuova riforma della Giustizia sono maturi. Il provvedimento potrebbe essere presentato in Consiglio dei ministri il 29 maggio o, se ci sarà un'accelerata, anche il 20 di questo mese: in entrambi i casi prima delle elezioni europee di giugno, così come era stato già annunciato. Lo stesso ministro della Giustizia Carlo Nordio, rispondendo ad un question time alla Camera, ha spiegato che "nei prossimi giorni andrà in Cdm il disegno di legge costituzionale sulla separazione delle carriere dei magistrati, che conterrà anche importanti riforme su composizione e criterio di elezione del Csm insieme ad altri principi".
La questione della data potrebbe anche essere legata ad altri provvedimenti in arrivo: nei prossimi giorni è inoltre prevista la presentazione di un 'decreto Giustizia' che riguarderà nuove assunzioni dei magistrati, oltre a norme sulla previdenza dei giudici onorari. Se questo decreto sarà portato in Cdm il 20 maggio, a quel punto è quasi certo che la separazione delle carriere venga affrontata nella riunione del 29. E a breve la Camera calendarizzerà il resto del pacchetto di leggi, come le nuove regole sull'emanazione della custodia cautelare, che sarà devoluta a un giudice collegiale e all'interrogatorio di garanzia.
Intanto la riforma ha già le sue certezze e solo pochi nodi ci sono ancora da sciogliere. Di certo il documento che finirà in Consiglio dei ministri a fine maggio non prevederà modifiche all'articolo 112 della Costituzione, ovvero quello che riguarda l'obbligatorietà dell'azione penale, ma restano invece le ipotesi collegate all'istituzione di un'Alta Corte per le valutazioni disciplinari dei magistrati e quella che a presiedere i due Csm - uno per i magistrati requirenti, l'altro per i giudicanti - sarebbe in entrambi i casi il presidente della Repubblica (è quasi del tutto esclusa l'eventualità che la scelta ricada sul primo presidente della Corte di Cassazione e sul procuratore generale presso la Corte). L'Alta Corte, forse formata da nove membri, sarebbe invece un'organo di tutela giurisdizionale in unico grado contro i provvedimenti amministrativi assunti dai Consigli superiori della magistratura ordinaria e amministrativa.
C'è poi la proposta del sorteggio per la nomina dei componenti togati del Csm: sembra certo che sarà previsto un sorteggio 'secco' o 'mediato'. Quest'ultima è l'ipotesi più probabile, verso la quale in tanti convergono, secondo cui i magistrati candidabili al Consiglio superiore della magistratura che saranno sorteggiati sarebbero poi sottoposti a successiva selezione, una modalità che - nelle intenzioni dichiarate - punta ad attenuare eventuali influenze delle correnti sulle nomine. Sempre secondo le valutazioni in campo, vi è l'aumento del numero dei membri laici dei Consigli, almeno un quarto nominati dal Parlamento.
L'Associazione nazionale dei magistrati intanto però continua a porre l'accento sui rischi della riforma. "Oggi i pm hanno cinque componenti del Csm su un totale di trenta consiglieri, con la riforma che ipotizza il Guardasigilli, con la separazione delle carriere, il nuovo Csm avrà una maggioranza di pm. Un domani quindi il pm avrà un potere enorme e sarà un problema di cui presto la politica si accorgerà", sostiene il presidente dell'Anm, Giuseppe Santalucia.
Dal canto suo il sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, smorza i timori e liquida gli avvertimenti: "Leggo e ascolto allarmi sulla tenuta dello stato di diritto in Europa, e in particolare in Italia, solo perché proponiamo di fare la separazione delle carriere. Allargo le braccia. La slide sarebbe quella dei 'cavalieri dell'apocalisse'. Non ho repliche. Mi chiedo se in questo contesto tragico, la replica di fronte a questi allarmi non sia l'indicazione di qualche bravo psicologo". E Giovanni Zaccaro, segretario dell'associazione che riunisce le toghe progressiste Area Dg, replica: "Forse serve più rispetto per chi, con calma e fermezza, difende l'assetto costituzionale della magistratura".
Sull'argomento toghe è intervenuto anche il vice segretario della Lega, Andrea Crippa, che avanza una richiesta: "Nella riforma rientri anche la responsabilità civile dei magistrati".
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