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Schlein a Meloni: 'Non sono un jukebox, le risposte dalle tu'

Schlein a Meloni: 'Non sono un jukebox, le risposte dalle tu'

La segretaria del OD: 'Era coi nostalgici di Franco'. Conte, giustizia? ricorda la P2

ROMA, 02 giugno 2024, 22:44

Redazione ANSA

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La segretaria Pd, Elly Schlein - RIPRODUZIONE RISERVATA

Di piazza in piazza, di giorno in giorno, la presidente del consiglio Giorgia Meloni e la segretaria del Pd Elly Schlein spingono la lotta di questa ultima settimana di corsa verso Bruxelles. Per rispondere alla premier, Elly Schlein non ha aspettato il comizio romano al Testaccio di chiusura della campagna nel Lazio. A metà pomeriggio, in tv, ha giocato la carta del rilancio. Meloni le chiede se anche lei pensa che il governo non sia democratico? "La presidente del Consiglio inventerebbe qualunque scusa ogni giorno per distogliere l'attenzione degli italiani dalla questione sociale, salariale e della sanità pubblica. E' un giochino che fa tutti i giorni. Ma io non sono un jukebox che parla al comando, è lei che deve dare risposte". Dentro c'ha messo tutto, anche una frecciata al "sono quella stronza della Meloni" che la premier ha rinfacciato al governatore campano, Vincenzo De Luca, e che FdI ha ormai adottato quasi come uno slogan: "Ogni giorno Meloni ne inventa una - ha detto Schlein - ma agli italiani che fanno fatica ad arrivare a fine mese delle sue ripicche personali non importa nulla". E comunque sì, se proprio lo deve dire, un po' di preoccupazione per la tenuta della democrazia ce l'ha. "E' impossibile parlare di Costituzione e Repubblica senza parlare della nostra contrarietà alla pericolosa riforma del premierato che indebolisce il Parlamento e il Presidente della Repubblica - ha spiegato Schlein - Come siamo contrari all'autonomia differenziata, che spacca il Paese". Poi l'affondo: "La linea rossa è l'elezione diretta del presidente del consiglio. Scardina l'equilibrio fra i poteri. La democrazia è la possibilità dei cittadini lungo i 5 anni di incidere sulle decisioni di chi li rappresenta, col Parlamento" ma col premierato il Parlamento "è schiavo del capo del governo".

Anche il presidente del M5s, Giuseppe Conte, ha spinto sul punto: "Il premierato non esiste da nessuna parte del mondo. Anche in Russia votano Putin plebiscitariamente e mettono una x, ma non si può chiamare democrazia... Una riforma dove il Capo dello Stato diventa un cerimoniere, non puoi chiamarla democrazia". Pd e M5s sono dalla stessa parte anche nel "No" alla riforma della Giustizia: "La strada della separazione delle carriere è un vecchio piano di Licio Gelli - ha detto Conte - che vuole in prospettiva arrivare a mettere le procure sotto il controllo del governo". Simmetrie che Schlein non vuol far cadere: "Il Pd è un partito unito, compatto, plurale, che tiene insieme la speranza di costruire una alternativa alla destra che governa il Paese". Col M5s, prima di tutto. Intanto c'è l'Europa, però. E là le alleanze sono più chiare. Almeno sulla carta. Schlein ha ribadito: anche in Ue "una cosa è certa: non saremo disposti ad accordi a con la destra nazionalista. Né con Meloni, né Le Pen-Salvini". Ed è "grave che von der Leyen voglia" governare cercando "anche i loro voti". Dal palco del Testaccio, ce n'è anche per Matteo Salvini e per chi nella Lega parla di dimissioni del presidente della Repubblica: "E' gravissimo l'attacco che oggi è arrivato dalla Lega" a Sergio Mattarella, un attacco "senza precedenti. Vorrei che la premier si esprimesse e prendesse le distanze. Lo facciamo noi ringraziando il Presidente della Repubblica". E poi, in chiusura di comizio, l'ultima toccata: "Ho sentito un attacco arrivare dalla premier da Madrid, fra nostalgici della dittatura franchista, ognuno si sceglie le compagnie che vuole. Ha detto che la sinistra cancella le identità. Guardando questa bella piazza sono convinta che tutti siate molto orgogliosi della nostra identità antifascista come lo è la nostra Costituzione e l'Europa federale". Applausi al Testaccio. La piazza non è gremitissima, ma è piena. Il colpo d'occhio c'è. Finale sulle note di Bella Ciao e sulle canzoni di De Gregori. Niente "Generale", quello il Pd lo lascia alla Lega. Meglio: Viva l'Italia.
   

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