Perugia torna "rossa" dopo 10 anni di amministrazioni di centrodestra. Per il centrosinistra e in particolare per il Pd di Elly Schlein, è questo il risultato che in prospettiva regionali viene considerato più promettente, benché l'ampio successo in chiave campo largo a Firenze e Bari, e la conquista di tutti e sei i capoluoghi di Regione, costituisca un modello che i Dem vorrebbero esportare.
Esattamente 10 anni va, il successo a Perugia del candidato sindaco di centrodestra Andrea Romizi, aveva aperto il vaso di pandora di una delle regioni rosse per antonomasia: da allora città dopo città, le amministrazioni erano passate al centrodestra. La trasformazione si era conclusa con la vittoria della leghista Donatella Lisei alle regionali dell'ottobre 2019, favorita anche dalle vicissitudini giudiziarie della precedente giunta a guida Pd. Il campo largo Pd-M5s-Articolo Uno, con tanto di foto opportunity a Narni dei leader (Conte, Zingaretti, Speranza e Di Maio) non evitò il passaggio della Regione al centrodestra, seguita l'anno dopo da un'altra regione rossa, le Marche, anch'essa passata al centrodestra con Francesco Acquaroli.
La neo sindaca di Perugia, Vittoria Ferdinandi, non ha dubbi: "abbiamo fatto un miracolo", ha detto, parlando anche di "un inizio di una grande riscossa di una nuova cultura politica".
Parole, che sembrano guardare alle elezioni Regionali che si terranno il prossimo ottobre: "il nostro progetto politico ha dimostrato questa grande novità, partiti, movimenti e forze civiche che si uniscono al di là di ogni schema di posizionamento, al di là di ogni appartenenza. Abbiamo dimostrato che questa coalizione, questa alleanza molto ampia, rappresenta per noi un elemento di ricchezza". Dunque l'ampiezza dello schieramento e per certi versi la sua disomogeneità è "una ricchezza". Un messaggio ai partiti centristi di Renzi e Calenda che pongono veti a M5s. Proprio il coordinatore regionale dei pentastellati, Thomas De Luca, indica la citta come un "laboratorio nazionale". Certo in Umbria il centrodestra si conferma a Gubbio, Orvieto e Foligno, a dimostrazione del suo radicamento.
Il campo largo, ricostituito al secondo turno, ha permesso al centrosinistra unito di vincere largo a Firenze e Bari, con Sara Funaro e Vito Leccese, e a ribaltare l'iniziale svantaggio a Potenza: qui Vincenzo Telesca ha avuto al ballottaggio l'appoggio del candidato di M5s Pietro Smaldone e di Francesco Giuzio (Basilicata Possibile). Anche in Lucania il centrosinistra riprende il capoluogo dopo 10 anni e si mangia le unghie per aver perso, diviso, la Regione, pochi mesi fa. E al centrosinistra rimane anche Campobasso, con la sindaca Marialuisa Forte.
Al netto delle elezioni Regionali in Umbria il prossimo ottobre, si avvicinano le tornate anche in Emilia Romagna (Bonaccini è andato a Strasburgo) a dicembre, nonché in Toscana, Puglia, Campania nel 2025, tutte Regioni dove il centrosinistra classico e M5s nel 2020 hanno corso separati. In casa M5s Davide Casaleggio, si mette di traverso rispetto al progetto "campo largo": "Il fatto di mettersi a supporto di un partito - ha sostenuto - fa sì che gli elettori votano il partito originale (ovvero il Pd) oppure si astengono". Tuttavia in una nota il Movimento ha dato un'altra lettura: "i cittadini premiano i progetti di intesa tra le forze di opposizione, frutto non di alchimie di palazzo ma di una convergenza che si va consolidando nelle aule parlamentari quanto nelle piazze. È questo un dato che conforta e incita a continuare - pur nel rispetto delle diversità e differenti identità - a lavorare per costruire l'alternativa al governo Meloni". In effetti in alcuni casi in cui M5s ha corso in contrapposizione al Pd, ha vinto eleggendo anche un proprio sindaco, come a San Giovanni Rotondo e a Rosignano. Ma si tratta comunque di comuni minori. All'ex premier la decisione, con l'opportunità di trattare anche sui nomi dei candidati Governatori, dove quelli uscenti hanno già concluso due mandati, come Puglia e Campania.
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