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Consiglio Ue, le comunicazioni della premier Meloni in Parlamento

Consiglio Ue, le comunicazioni della premier Meloni in Parlamento

Mercoledì mattina alla Camera alle 9, alle 15 al Senato. L'Italia punta ad una vicepresidenza esecutiva e alla delega al Bilancio. Fitto in pole

ROMA, 25 giugno 2024, 21:53

Redazione ANSA

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Meloni alla Camera (archivio) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Meloni alla Camera (archivio) - RIPRODUZIONE RISERVATA

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni mercoledì mattina è alle 9 alla Camera per le Comunicazioni  in vista del Consiglio europeo del 27 e 28 giugno . Alle 15 poi la premier sarà al Senato .

Ieri Meloni ha preparato  il discorso da fare alle Camere in vista del Consiglio europeo quando arrivano da Bruxelles le indiscrezioni di un accordo "chiuso" sui nuovi vertici comunitari. Lo stesso accordo, tra popolari, socialisti e liberali, criticato una settimana fa perché partiva "dai nomi e non dai temi" e non teneva conto dell'esito del voto. Che ha portato peraltro i conservatori che lei guida a diventare il terzo gruppo all'Eurocamera. Un mix che, stando a chi le ha parlato nelle ultime ore, avrebbe parecchio irritato la premier, pronta ad andare "allo scontro" giovedì, quando i 27 dovranno sedersi attorno al tavolo per votare il nuovo presidente del Consiglio europeo e per approvare anche il pacchetto dei cosiddetti top jobs. 

"Tutte le strade sono aperte al momento", sintetizzano i suoi. Un primo assaggio della postura italiana al tavolo si avrà già domattina. Quando Meloni ribadirà che dalle urne è emersa una indicazione per un "cambio di passo" piuttosto chiara, anche se non autosufficiente nei numeri. "Non ci sono solo le nomine, per noi è molto importante che dal Vertice esca un messaggio chiaro su temi per noi cruciali come la competitività dell'economia europea, la difesa, la migrazione e l'Agenda strategica", dice non a caso il fidato Raffaele Fitto. Il ministro - che concentra le deleghe degli Affari europei, delle politiche di coesione e del Pnrr - resta il candidato numero uno a lasciare Roma per Bruxelles, per andare a ricoprire quell'incarico "di peso" che la premier ha rivendicato per l'Italia nelle ultime settimane.

La sua partenza, peraltro, non creerebbe scompensi nel governo perché l'ipotesi che continua ad essere più accreditata è che le sue deleghe restino a Palazzo Chigi (affidate agli attuali sottosegretari alla presidenza o a un nuovo sottosegretario ad hoc) senza prevedere alcun "rimpasto" di governo. "Nessun rimpasto", ha detto d'altronde più volte la premier. In ogni caso se ne parlerebbe parecchio più avanti, visto che il percorso per la formazione del nuovo esecutivo europeo andrà avanti fino all'autunno. Le trattative sulle deleghe sarebbero ancora aperte. L'Italia punterebbe al bilancio, sommato a coesione e Pnrr, e a una "vicepresidenza esecutiva", che stando a fonti europee citate da Bloomberg, sarebbe stata "offerta in cambio di un sostegno all'accordo". Ma a stare a cuore al governo italiano sono anche le priorità da inserire in agenda. E' chiaro che "sui migranti scrivere una cosa anziché un'altra può agevolare o allontanare" le posizioni, spiega chi sta seguendo da vicino il dossier. E senza "garanzie serie" che ci sarà una virata anche su altri temi, a partire dalla transizione green, diventerebbe complicato, spiegano anche nella maggioranza, un sì al bis di Ursula von der Leyen. Non solo quando, a metà luglio, ci sarà il passaggio parlamentare. Ma anche già al Consiglio del fine settimana. "Sono in atto mille contatti", anche perché uno dei Paesi fondatori che si sfila dall'intesa sarebbe senza precedenti. "Ma Giorgia fa quello che è nell'interesse nazionale", spiegano i suoi. E potrebbe dire sì anche a un quadro che non è per lei l'ideale se è nell'interesse dell'Italia, come già ha fatto sul Patto di Stabilità, ad esempio. Ma, dice più di un esponente di rango di Fdi, potrebbe anche "votare no, o astenersi, tutte le strade sono aperte al momento". E ci si prenderà tutto il tempo di qui a venerdì per ottenere quel "riconoscimento" che passa certo per il commissario di peso. Ma anche, per quell'agenda che deve segnare lo "spostamento a destra" indicato dalle urne.


   

 

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