Il ministero dell'Interno ha rinunciato ai ricorsi in Cassazione contro i provvedimenti del tribunale di Catania che ha negato la convalida del trattenimento di migranti nel centro di Pozzallo disposta dal Questore di Ragusa in applicazione del decreto Cutro e ha chiesto anche il ritiro della domanda pregiudiziale dinanzi la Corte di Giustizia.
Le Sezioni Unite civili della Suprema Corte avevano sospeso ogni decisione in attesa di una pronuncia della Corte di giustizia Ue sui dieci ricorsi presentati dall'Avvocatura dello Stato per conto del Viminale.
La decisione
del ministero dell'Interno è resa nota dall'avvocata Rosa
Emanuele Lo Faro, che assiste alcuni dei migranti destinatari
del provvedimento, annunciando che, "avendo presentato due
ricorsi incidentale chiederò, invece, che la Corte di Cassazione
si pronunci lo stesso".
I ricorsi riguardano quanto deciso dai magistrati della
sezione immigrazione del tribunale di Catania, Iolanda
Apostolico e Rosario Cupri, che non convalidarono i
trattenimenti, che erano stati disposti dal questore di Ragusa
in applicazione del decreto Cutro, perché, a loro dire,
violerebbero la direttiva europea numero 33 del 2013. Secondo i
giudici del tribunale di Catania il richiedente non può essere
trattenuto al solo fine di esaminare la sua domanda; la
procedura di frontiera avrebbe dovuto inoltre essere svolta a
Lampedusa, luogo di sbarco, dove il migrante ha manifestato la
volontà di chiedere protezione e, infine, il pagamento di una
somma a garanzia, di 5mila euro, come mezzo per evitare il
trattenimento è incompatibile con le norme Ue secondo cui il
trattenimento può esser disposto solo sulla base di una
valutazione caso per caso, quando "non siano applicabili
efficacemente misure alternative meno coercitive".
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