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Liste d'attesa, il governo vuole chiudere. Regioni dubbiose

Liste d'attesa, il governo vuole chiudere. Regioni dubbiose

L'esame prosegue mercoledì al Senato

ROMA, 16 luglio 2024, 20:04

di Paolo Teodori

ANSACheck
L 'Aula del Senato in una foto di archivio - RIPRODUZIONE RISERVATA

L 'Aula del Senato in una foto di archivio - RIPRODUZIONE RISERVATA

La riscrittura dell'articolo 2 del dl sulle liste d'attesa sembra far tornare il sereno negli ambienti del governo. L'articolo, contrastato dalla Lega e dalla quasi totalità delle regioni, grazie a tre proposte di modifica muta l'operatività dell''Organismo', che da ora potrà entrare in azione solo in caso di inerzia delle Regioni e senza i poteri della polizia giudiziaria, dando il controllo direttamente alle Regioni attraverso la figura del Ruas, il Responsabile unico dell'assistenza sanitaria della regione. A questo punto l'esame del provvedimento proseguirà domani alle 17 nell'Aula del Senato e il Governo non dovrebbe porre la questione di fiducia.

In giornata intanto è proseguito il muro contro muro delle opposizioni anche se le regioni hanno fatto trapelare una velata soddisfazione per la riscrittura dell'articolo 2, ma - come ha spiegato il coordinatore della Commissione Salute della Conferenza delle Regioni, l'emiliano Raffaele Donini - il testo avrebbe ancora delle "criticità".

Intanto il fuoco di fila delle opposizioni si è fatto sentire per tutto il giorno, con il capogruppo dem a Palazzo Madama Francesco Boccia che è arrivato addirittura a chiedere il ritiro di un testo "pasticciato e pericoloso" anche se poi ha salutato con favore la mancanza di un voto di fiducia, pur osservando che "la montagna ha partorito un topolino perché questa riformulazione arzigogolata della maggioranza è pessima e farà altri danni". Per la segretaria del Pd Elly Schlein il governo vuole di fatto "smantellare la sanità pubblica", tant'è che "in 21 mesi di governo è il primo decreto che viene dedicato al problema della sanità" e dunque della "salute degli italiani".

La leader dem ha poi ricordato come il suo partito abbia chiesto in sostanza due cose: "che venissero destinate più risorse alla sanità pubblica, cioè il 7,5% che è la media europea del Pil", e che fosse azzerato "il tetto alle assunzioni". "Noi non siamo contro il provvedimento a prescindere - ha osservato la capogruppo Pd in Commissione Affari sociali di Palazzo Madama, Sandra Zampa - ma se si scopre che il testo non funziona e che i Governatori delle Regioni di maggioranza sono pronti a presentare ricorso è chiaro che c'è un problema grande come una casa". Francesco Zaffini (FdI), presidente della Commissione Sanità e Lavoro del Senato, ha cercato di abbassare i toni e ha tenuto a sottolineare che se da un lato "appare comprensibile lo sforzo del Governo di trovare un'intesa con le Regioni che gestiscono l'erogazione delle prestazioni sanitarie, dall'altro appare incomprensibile l'atteggiamento delle opposizioni che denunciano di fatto il comportamento invece encomiabile del Governo che vuole portare a casa un provvedimento condiviso sulla Salute, primo dei diritti costituzionali, ancorché di urgenza". Soddisfatto anche il Carroccio: "La Lega ha sostenuto fin da subito una mediazione tra governo e Regioni, al fine di risolvere il problema delle liste d'attesa, preservando allo stesso tempo l'autonomia delle amministrazioni: siamo soddisfatti si sia trovata una soluzione ragionevole", ha detto in una nota Elena Murelli, capogruppo in Commissione Affari sociali. Il dl sulle liste di attesa, ha annunciato il presidente dei senatori di Forza Italia, Maurizio Gasparri, "sarà modificato tenendo conto del punto di vista delle Regioni, ma Forza Italia si farà carico in futuro di avanzare una proposta più impegnativa e più ampia di riforma della sanità".

Infine camici bianchi ancora all'offensiva: "La richiesta di trasferire la delega sulle professioni dal Governo centrale alle Regioni - ha fatto sapere il presidente presidente della Fnomceo Filippo Anelli - crea ulteriore incertezza e preoccupazione", "auspichiamo quindi risposte certe, in assenza delle quali i professionisti sanitari non potranno esimersi dal chiedere garanzie per i cittadini e per il Servizio sanitario nazionale".

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