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FI si smarca dagli alleati, 'dagli spalti non si gioca'

FI si smarca dagli alleati, 'dagli spalti non si gioca'

Tajani: 'Politicamente ininfluente chi sta fuori dalla maggioranza

ROMA, 18 luglio 2024, 20:46

di Paolo Cappelleri

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Tajani - RIPRODUZIONE RISERVATA

Tajani - RIPRODUZIONE RISERVATA

Seduto accanto a Romano Prodi ed Enrico Letta, Antonio Tajani appare politicamente più a suo agio che con Giorgia Meloni e Matteo Salvini. Almeno nella giornata della rielezione di Ursula von der Leyen alla guida della Commissione europea, evento che fa tirare un sospiro di sollievo ai due ex premier di centrosinistra, e anche al leader di Forza Italia, secondo cui una bocciatura della leader tedesca avrebbe generato "solo caos". E le forze rimaste fuori dalla nuova maggioranza Parlamento europeo "sono politicamente ininfluenti", secondo la definizione che il vicepremier già aveva usato per il gruppo dei Patrioti con la Lega, e che ora si applica anche a FdI.

Tra gli azzurri si avvertono ancora le fibrillazioni provocate da alcune considerazioni di Pier Silvio Berlusconi, secondo cui "i moderati in Italia sono la maggioranza, oggi però non hanno qualcuno in cui si riconoscono veramente". E anche in questa dimensione si può leggere lo smarcamento degli azzurri rispetto agli alleati.

"Non ci sarà nessuna ricaduta interna al governo", è la premessa ai ragionamenti di Tajani, ma il voto di Strasburgo dimostra che "FI è una forza politica seria, affidabile, credibile, responsabile". "La partita si gioca in campo e non rimanendo solo a fare il tifo sugli spalti", secondo la metafora calcistica di Maurizio Gasparri. Invano, Tajani ha provato in queste settimane a fare entrare nella "squadra Ursula" i Conservatori guidati da Meloni, o almeno FdI.

Su FI non ci sono praticamente mai stati dubbi. Tajani ha rivendicato il "pragmatismo" delle "maggioranze variabili" in Europa: "Non possiamo, in nome di presupposte identità, bloccare il funzionamento della macchina". Prodi annuiva al suo fianco, durante il tradizionale convegno dedicato all'Europa ogni terzo giovedì di luglio dalla Fondazione Aristide Merloni a Portonovo (Ancona). Questa volta è caduto in un giorno chiave. "Magari l'avessi avuta io la maggioranza di von der Leyen...", ha sorriso l'ex presidente della Commissione Ue, sorpreso dalla mole di voti per la tedesca e convinto che "il punto più forte" del suo discorso programmatico sia l'impegno a modificare i trattati e superare l'unanimità. Letta indica il commissario ideale per l'Italia, quello al Mediterraneo, ed è sicuro che la nuova Commissione accompagnerà il green deal con i finanziamenti necessari.

Anche Tajani è convinto che "nei prossimi cinque anni" nell'Unione europea "si potrà fare politica ambientale più a misura d'uomo". E ha sottolineato anche "il messaggio di von der Leyen sulla difesa europea". Solo alcuni dei motivi per cui "vale la pena accettare questa sfida: ecco perché abbiamo votato per lei". Prodi e Letta sono d'accordo, i commenti che arrivano nelle stesse ore da Meloni e Salvini sono di tutt'altro tenore: per FdI e Lega la sfida è contro la nuova Commissione.

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