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Papa: la pena di morte non fa giustizia, è un veleno per la società

Papa: la pena di morte non fa giustizia, è un veleno per la società

In una prefazione al volume "Un cristiano nel braccio della morte. Il mio impegno a fianco dei condannati" di Dale Racinella

CITTÀ DEL VATICANO, 18 agosto 2024, 09:45

Redazione ANSA

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Papa Francesco - RIPRODUZIONE RISERVATA

Papa Francesco - RIPRODUZIONE RISERVATA

    "La pena di morte non è in alcun modo la soluzione di fronte alla violenza che può colpire persone innocenti. Le esecuzioni capitali, lungi dal fare giustizia, alimentano un senso di vendetta che si trasforma in un veleno pericoloso per il corpo delle nostre società civili. Gli Stati dovrebbero preoccuparsi di permettere ai detenuti la possibilità di cambiare realmente vita, piuttosto che investire denaro e risorse nel sopprimerli, come fossero esseri umani non più degni di vivere e di cui disfarsi". Così il Papa nella prefazione - anticipata da Vatican News - al volume "Un cristiano nel braccio della morte. Il mio impegno a fianco dei condannati" di Dale Racinella, edito dalla Lev.

   Nel libro in uscita martedì 27 agosto Recinella, 72 anni, già avvocato di successo a Wall Street, racconta la sua esperienza che porta avanti dal 1998 accompagnando spiritualmente come cappellano laico i condannati a morte in alcuni penitenziari in Florida insieme alla moglie Susan.

    "Gesù è capace di rivoluzionare i nostri progetti, le nostre aspirazioni e le nostre prospettive", scrive il papa Francesco nella prefazione, e "la vicenda umana di Dale Recinella, che ho incontrato a un'udienza, ho conosciuto meglio attraverso gli articoli da lui scritti negli anni per L'Osservatore Romano e ora mediante questo libro che tocca il cuore, è una conferma di quanto detto: solo così si può spiegare come sia stato possibile che un uomo, con in testa ben altri traguardi da raggiungere nel proprio futuro, sia diventato il cappellano, da cristiano laico, marito e padre, dei condannati alla pena capitale".

    "Un compito difficilissimo, rischioso e arduo da praticare - sottolinea il Pontefice -, perché tocca con mano il male in tutte le sue dimensioni: il male compiuto verso le vittime, e che non si può riparare; il male che il condannato sta vivendo, sapendosi destinato a morte certa; il male che, con la pratica della pena capitale, viene instillato nella società".

    E secondo Francesco, "proprio il Giubileo dovrebbe impegnare tutti i credenti per chiedere con voce univoca l'abolizione della pena di morte, pratica che, come dice il Catechismo della Chiesa Cattolica, 'è inammissibile perché attenta all'inviolabilità e dignità della persona!' (n. 2267)".

    A sostegno di tale tesi il Papa cita anche Fëdor Dostoevskij, che nel suo romanzo L'idiota "sintetizza così, in maniera impeccabile, l'insostenibilità logica e morale della pena di morte, parlando di un condannato alla pena capitale: 'È una violazione dell'anima umana, niente altro! È detto: 'Non uccidere', e invece, perché lui ha ucciso, altri uccidono lui.  No, è una cosa che non dovrebbe esserci'".

    Francesco parla dell'azione di Recinella come di "un grande dono per la Chiesa e per la società degli Stati Uniti, dove Dale vive e opera. Il suo impegno come cappellano laico, proprio in un posto davvero disumano come il braccio della morte, è testimonianza viva e appassionata alla scuola della misericordia infinita di Dio".

    E conclude: "A Dale Recinella vorrei, quindi, dire un grazie sincero e commosso: perché la sua azione di cappellano nel braccio della morte è una tenace e appassionata adesione alla realtà più intima del Vangelo di Gesù". 

 


   

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