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Il Papa: "Non sono leggi restrittive a salvare i migranti"

Il Papa: "Non sono leggi restrittive a salvare i migranti"

'Respingerli è un peccato grave'. E loda le Ong dei soccorritori

CITTÀ DEL VATICANO, 28 agosto 2024, 17:21

Fausto Gasparroni

ANSACheck
Papa Francesco - RIPRODUZIONE RISERVATA

Papa Francesco - RIPRODUZIONE RISERVATA

 "Il Signore è con i nostri migranti nel 'mare nostrum', il Signore è con loro, non con quelli che li respingono". Sono particolarmente severe e sferzanti le parole di papa Francesco, pronunciate oggi nell'udienza generale, contro le politiche migratorie basate sui respingimenti. Il Pontefice arriva a dire che respingere i migranti "è un peccato grave", mentre "non è attraverso leggi più restrittive" che si salva le loro vite.
Francesco rimanda ai prossimi mercoledì le consuete catechesi, e si sofferma a riflettere sulle "persone che - anche in questo momento - stanno attraversando mari e deserti per raggiungere una terra dove vivere in pace e sicurezza". "Le rotte migratorie di oggi sono spesso segnate da attraversamenti di mari e deserti, che per molte, troppe persone - troppe! -, risultano mortali". denuncia.
In particolare, il Mediterraneo, "luogo di comunicazione fra popoli e civiltà, è diventato un cimitero. E la tragedia è che molti, la maggior parte di questi morti, potevano essere salvati", afferma chiaramente il Papa. "Bisogna dirlo con chiarezza: c'è chi opera sistematicamente e con ogni mezzo per respingere i migranti - per respingere i migranti. E questo, quando è fatto con coscienza e responsabilità, è un peccato grave".
"Anche alcuni deserti, purtroppo, diventano cimiteri di migranti. E pure qui spesso non si tratta di morti 'naturali'.
No. A volte nel deserto ce li hanno portati e abbandonati", incalza il Pontefice, che ricorda pietosamente "la foto della moglie e della figlia di Pato, morte di fame e di sete nel deserto". "Nell'epoca dei satelliti e dei droni, ci sono uomini, donne e bambini migranti che nessuno deve vedere: li nascondono.
Solo Dio li vede e ascolta il loro grido. E questa è una crudeltà della nostra civiltà", è il suo giudizio.
Secondo il Papa, "su una cosa potremmo essere tutti d'accordo: in quei mari e in quei deserti mortali, i migranti di oggi non dovrebbero esserci - e ce ne sono, purtroppo. Ma non è attraverso leggi più restrittive, non è con la militarizzazione delle frontiere, non è con i respingimenti che otterremo questo risultato". "Lo otterremo invece ampliando le vie di accesso sicure e le vie di accesso regolari per i migranti, facilitando il rifugio per chi scappa da guerre, dalle violenze, dalle persecuzioni e dalle tante calamità; lo otterremo favorendo in ogni modo una governance globale delle migrazioni fondata sulla giustizia, sulla fratellanza e sulla solidarietà". E "unendo le forze per combattere la tratta di esseri umani, per fermare i criminali trafficanti che senza pietà sfruttano la miseria altrui".
"Pensate a tante tragedie dei migranti: quanti muoiono nel Mediterraneo. Pensate a Lampedusa, a Crotone… quante cose brutte e tristi", esorta Francesco, che non manca infine di rendere omaggio alle Ong dei soccorritori, "riconoscendo e lodando l'impegno di tanti buoni samaritani, che si prodigano per soccorrere e salvare i migranti feriti e abbandonati sulle rotte di disperata speranza, nei cinque continenti". "Questi uomini e donne coraggiosi sono segno di una umanità che non si lascia contagiare dalla cattiva cultura dell'indifferenza e dello scarto - sottolinea il Papa -: quello che uccide i migranti è la nostra indifferenza e quell'atteggiamento di scartare".
"E chi non può stare come loro 'in prima linea' - penso a tanti bravi che stanno lì in prima linea, a Mediterranea Saving Humans e tante altre associazioni -, non per questo è escluso da tale lotta di civiltà: ci sono tanti modi di dare il proprio contributo, primo fra tutti la preghiera". "Uniamo i cuori e le forze, perché i mari e i deserti non siano cimiteri - conclude -, ma spazi dove Dio possa aprire strade di libertà e di fraternità". 

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