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Meloni fa asse con Macron e Sanchez: 'Israele si fermi'

Meloni fa asse con Macron e Sanchez: 'Israele si fermi'

Medio Oriente, i timori del Med9. Francia e Spagna per l'embargo di armi

11 ottobre 2024, 21:21

dell'inviato Paolo Cappelleri

ANSACheck
Al Med9 foto di famiglia sul campo da golf © ANSA/AFP

Il rischio è che basti poco in Medio Oriente, perché il conflitto regionale possa sfociare assumendo una dimensione ancora più spaventosa. Timori di questo tenore sono stati condivisi al summit del Med9 di Pafo, dove Giorgia Meloni ha fatto asse con Emmanuel Macron e Pedro Sanchez per condannare gli attacchi dell'esercito israeliano alle truppe Unifil in Libano.

"È inaccettabile e non deve più ripetersi", l'avvertimento lanciato all'unisono dai leader di Italia, Francia e Spagna, e scritto nero su bianco in una dichiarazione congiunta. Per mettere ulteriore pressione a Israele non sono escluse telefonate ai massimi livelli con Benjamin Netanyahu nelle prossime ore. Intanto da parte del presidente francese e dal primo ministro spagnolo arriva un altro avvertimento: "Bisogna cessare la vendita di armi a Israele, unica leva per mettere fine ai conflitti".

A 400 chilometri in linea d'aria da Gaza e ancor meno dal Libano, la polveriera mediorientale è il principale tema al tavolo del summit a Cipro, allargato alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e al re di Giordania Abdullah II Al-Hussein.

Durante la foto di famiglia sul campo da golf del resort scelto come sede, non mancano sorrisi e pacche sulle spalle fra i leader, Meloni mima anche uno swing. Ma nei saloni del vertice i ragionamenti sono gravi.

Molti si concentrano sull'atteggiamento di Israele e gli attacchi a Unifil. "Questi attacchi - il senso della dichiarazione di Italia, Francia e Spagna - sono ingiustificabili e dovranno finire immediatamente". "Non lo tolleriamo e non vogliamo che ciò si ripeta", chiarisce Macron. Meloni ha ribadito la condanna di atti "inaccettabili che violano la risoluzione 1701 dell'Onu". Così Netanyahu rischia l'autoisolamento, si ragiona nel governo italiano, dove si sottolinea che Roma ha chiesto in tempi non sospetti la rimodulazione del mandato e delle regole di ingaggio della missione di pace dei caschi blu al confine fra Libano e Israele.

"Il contributo" della missione Unifil "alla cessazione delle ostilità sarà fondamentale", si afferma nella dichiarazione congiunta dei tre Paesi, ma è chiaro che ogni scenario viene preso in considerazione, senza nascondere che nel Consiglio di sicurezza Onu il consenso unanime è un'impresa ardua per la presenza della Russia. Non è escluso se ne parli anche al Consiglio supremo di difesa, convocato al Quirinale il 23 ottobre alle ore 10.

"Durante il G7 della Difesa - ha annunciato Meloni - prevediamo un'iniziativa per rafforzare le forze armate libanesi". Privare di rifornimenti militari Israele è invece la linea scelta da Francia e Spagna, che hanno varato già l'embargo e chiedono al resto della comunità internazionale di fare altrettanto. "È l'unica leva per porre fine ai conflitti", ha sostenuto Macron. Davanti alla "violazione del diritto internazionale" per "l'invasione" del Libano", "il governo spagnolo dallo scorso 7 ottobre non fa esportare qualsiasi tipo di arma o materiale militare in Israele, niente", ha spiegato Sanchez a Roma, dove ha incontrato il Papa prima di volare a Cipro. Meloni su questo tema non si è espressa nelle dichiarazioni finali, in cui il premier spagnolo ha anche chiesto "coerenza" all'Unione europea su Israele: "Se non si rispettano il diritto internazionale e i diritti umani, elementi essenziali dell'accordo di associazione fra Unione Europea e Israele, c'è solo una strada: rivedere questi accordi".

In parallelo, leader e diplomatici lavorano sulla questione umanitaria: il sovrano giordano trova sostegno al suo piano per superare i colli di bottiglia che continuano a rallentare la distribuzione degli aiuti a Gaza. "Si tratta di una leadership estremamente importante e preziosa in tema di moderazione e ricerca della pace", spiega Meloni, che nel bilaterale con Abdullah II ha accettato l'invito a recarsi "presto" ad Amman. 

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