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Sfida su risorse concordato. Pd: 'Tagliano gli asili al Sud'

Sfida su risorse concordato. Pd: 'Tagliano gli asili al Sud'

Sotto la lente il tetto degli stipendi dei manager degli enti

ROMA, 20 ottobre 2024, 20:18

di Enrica Piovan

ANSACheck
Un asilo nido. Immagine d 'archivio - RIPRODUZIONE RISERVATA

Un asilo nido. Immagine d 'archivio - RIPRODUZIONE RISERVATA

La maggioranza guarda con interesse al potenziale 'tesoretto' che arriverà dal concordato biennale. Risorse prioritariamente destinate all'ulteriore taglio dell'Irpef, ma che, nel caso di un bottino particolarmente ricco, potrebbero anche essere destinate ad altro. La Lega ci spera, immaginando un'ulteriore estensione della flat tax. Mentre Forza Italia punta sul taglio dell'aliquota per i ceti medi. In attesa che la manovra arrivi in Parlamento, l'opposizione va all'attacco, con il Pd che denuncia la previsione, "nascosta" in un allegato al Piano strutturale di bilancio, di tagli agli asili nido al Sud.

Il testo della legge di bilancio sarebbe ancora in via di limatura: il lavoro per chiudere il testo è andato avanti per tutto il fine settimana, accompagnato da un clima blindato, con bocche cucite e l'insolita assenza di bozze. Sotto la lente sarebbe finita anche l'annunciata norma per tagliare il tetto agli stipendi dei vertici degli enti pubblici e privati che ricevono contributi dallo Stato: a preoccupare il perimetro Istat delle pubbliche amministrazioni ritenuto troppo ampio, oltre ai malumori nei potenziali soggetti coinvolti scatenati dall'annuncio. La norma, tuttavia, al momento sarebbe confermata.

Negli uffici del Mef e di Palazzo Chigi si lavora dunque per rispettare i tempi e inviare il ddl al Parlamento, come annunciato dal ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, lunedì. Anche perché poi martedì mattina è in programma la conferenza stampa della presidente del consiglio Giorgia Meloni, che dovrebbe concentrarsi proprio sulla manovra, anche se è inevitabile che irrompano anche i temi di più stringente attualità, dall'emergenza maltempo all'Albania, fino al conflitto in Medio Oriente.

Nell'attesa della manovra, che quest'anno per la prassi dell'alternanza inizierà l'iter di conversione dalla Camera, è già arrivato in Senato il decreto fiscale collegato. Il provvedimento contiene il vincolo a destinare le risorse del concordato e del ravvedimento speciale, "prioritariamente" alla riduzione delle aliquote" dell'Irpef. Per portare l'aliquota dal 35% al 33% sui redditi fino a 50.000 euro, ha spiegato nelle scorse settimane il viceministro dell'Economia Maurizio Leo, servono 2,5 miliardi, mentre il conto sale a 4 miliardi se il beneficio fiscale viene esteso fino a 60.000 euro.

Le adesioni scadono il 31 ottobre e al Mef nessuno si sbilancia nel fare previsioni: i pagamenti si tende a farli a ridosso della scadenza, dice cauto Leo, che vede entusiasmo ed interesse tra i contribuenti. Da giorni però è anche in atto il pressing dei commercialisti per chiedere una proroga: 4 sigle sindacali hanno già proclamato uno sciopero di 7 giorni dal 30 ottobre, anche se lo stop non è appoggiato dal Consiglio nazionale. Leo ha però già chiarito che la proroga non si può fare.

Il fatto che il grosso delle risorse del concordato sia già prenotato dalla riforma dell'Ipref, non frena però gli appetiti dei partiti. La Lega non ha mai nascosto di voler estendere ancora la flat tax oltre gli 85mila euro. Lo stesso Giorgetti in conferenza stampa confermava: "la stiamo studiando, è una delle cose che si potranno fare se il concordato va particolarmente bene". "Vedremo cosa si riesce a fare quando avremo il decreto fiscale al Senato", risponde sul punto il capogruppo del Carroccio a Palazzo Madama Massimiliano Romeo. Forza Italia, invece, insiste per destinare i fondi alla riduzione delle tasse: Se il concordato darà buoni risultati si potrà "ridurre l'aliquota Irpef intermedia dal 35% al 33% ed elevare la fascia dei beneficiari fino a 60 mila euro", dice il leader Antonio Tajani. Le opposizioni intanto aprono un nuovo fronte di scontro. In una tabella del Psb, denuncia il Pd, viene scritto nero su bianco che "il diritto all'asilo nido non sarà più del 33% a livello regionale ma scenderà al 15% contraddicendo la legge di bilancio 2022, che fissava proprio al 33% su base locale la disponibilità di posti con l'obiettivo di rimuovere gli squilibri territoriali".

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