Non solo le scintille sulla sanità, che animano gli interventi di entrambe da quando è stata presentata la manovra. C'è il doppio comizio all'ombra della Lanterna, a tre chilometri e a pochi minuti di distanza l'una dall'altra, che offre l'ennesima occasione di botta e risposta tra Giorgia Meloni ed Elly Schlein.
Sempre sulla storia d'Italia e la sua lettura, e su quell'antifascismo che "faticano" a professare da destra, come dice la leader del Pd, mentre Giuseppe Conte ingaggia una battaglia verbale con Antonio Tajani sul Ponte Morandi.
La premier prende la parola ai Magazzini del cotone poco prima delle sei, e in lungo elogio dei risultati di due anni di "buon governo", come dicono anche gli alleati, si lancia in un paragone sull'andamento dell'occupazione mai andata così bene "dai tempi in cui Garibaldi ha unito l'Italia". Un riferimento che offre il fianco alle critiche della leader Dem, che poco dopo, dal palco del Teatro Politeama, ha gioco facile a chiederle di "lasciare stare gli eroi repubblicani come Garibaldi" e di pensare invece "suoi amici nostalgici repubblichini". Anche perché, incalza Schlein, "la nostra Costituzione è antifascista e lo rivendichiamo anche per chi ci ha giurato sopra e fatica a dirsi antifascista".
Ma la chiusura delle due campagne elettorali di centrodestra e centrosinistra sono un susseguirsi di piccole, grandi scaramucce. Meloni e Matteo Salvini, non mancano di ricordare la gaffe del candidato del centrosinistra, Andrea Orlando, che qualche giorno fa ha parlato di "cinque province" liguri. "Ciao anche alla quinta provincia di cui noi gente ignorante di destra non sapevamo l'esistenza", dice ironica la premier aprendo il suo intervento, mentre poco prima il leader leghista aveva prospettato per il centrodestra una vittoria "in tutte e quattro le province, la quinta la lasciamo a Orlando...".
Più ruvido lo scontro sul Ponte Morandi. A innescare la polemica sono le parole di Tajani ("se si fosse costruita la Gronda magari non sarebbe caduto") tacciate come "indegne" dal leader M5S. "Basta proteggere gli amichetti", il Ponte è caduto per colpa di chi "non ha fatto la manutenzione", si infervora Conte. Ricordando peraltro che "il modello Genova di Bucci" altro non è che "il decreto Morandi firmato da noi".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA