Forza Italia sorpassa la Lega. Che invece tracolla rispetto alle scorse Regionali, in Emilia Romagna come in Umbria.
E comunque fatica, anche se il paragone è con le scorse Europee.
Fratelli d'Italia consolida lo scarto rispetto agli alleati, ma perde terreno rispetto alla tornata di giugno.
Un quadro che di certo non rasserena gli animi nel centrodestra. Il risultato è di 2 a 1, e non lo schiacciante 3 a 0 in cui sperava il centrosinistra: questa la linea ufficiale.
A taccuini chiusi, però, i malumori sono evidenti. E anche le tensioni tra i partiti. "Nessuno scontro nel governo", è il refrain.
Ma in Transatlantico si parla già di una nuova stagione che vada a rimodulare le scelte dei candidati per le prossime elezioni, in ragione del peso specifico dei singoli partiti.
Il faro, nelle ore dello spoglio, è sull'Umbria. E soprattutto è puntato su Matteo Salvini, che, all'indomani della sconfitta in Sardegna, "aveva forzato" sulla candidatura di bandiera dell'uscente Donatella Tesei, si ragiona in ambienti di maggioranza . "Se mettiamo in campo i candidati migliori, possiamo vincere anche le partite impossibili", è il commento malizioso tra le fila di Forza Italia. Lo sguardo, però, non è rivolto solo al passato. Ma a quanto l'impuntatura di Salvini sull'Umbria possa rivelarsi un boomerang per le prossime sfide elettorali.
È soprattutto tra le fila di FdI che si parla con convinzione di un nuovo corso nella contrattazione tra alleati sulle Regionali. Alcuni parlamentari fanno notare la situazione sulla carta geografica: la Lega governa il Friuli Venezia Giulia, la Lombardia e il Veneto; governatori di Forza Italia in Piemonte, Calabria, Sicilia e Basilicata; a FdI, invece, Abruzzo, Marche e Lazio. Con importanti Regioni che si preparano a votare nel 2025, l'impressione è che Fratelli d'Italia possa far valere con convinzione il suo peso specifico nella scelta dei candidati, anche giocando a braccio di ferro laddove necessario. Non dovrebbe essercene bisogno in Campania e Puglia, ma in Veneto sì. Ed è proprio la Regione del Nord-Est che si prepara a essere il nuovo campo di tensioni interne alla coalizione di centrodestra. Con la Lega che difficilmente mollerà la presa, anche se non potrà ricandidare Luca Zaia.
In FdI, però, le preoccupazioni non sono limitate alla sola gestione dell'eventuale riottosità della Lega in vista delle negoziazioni per le prossime Regionali. La riflessione si potrebbe aprire anche sul risultato del partito. "FdI perde voti, mentre il Pd no", è il ragionamento che rimbalza tra i corridoi. Più di qualcuno fa notare che non si possono comparare le Europee con le Regionali, ma comincerebbe a farsi largo il timore di un sostanziale calo del consenso nei territori. E all'orizzonte c'è la contesa su Regioni molto importanti. La linea nel partito, per ora, è quello del silenzio. Le dichiarazioni sono poche e Giorgia Meloni usa parole istituzionali per commentare il voto. Parla da presidente del Consiglio, dopo una campagna elettorale giocata in prima in linea.
C'è chi, invece, non nasconde la soddisfazione, nonostante il dispiacere per il risultato della coalizione. "Forza Italia si consolida come seconda forza del centrodestra, non solo al Sud ma anche al Centro-Nord", è la riflessione più diffusa tra i parlamentari azzurri. "Riusciamo a intercettare il voto moderato, dove invece l'ex Terzo Polo soffre", si ragiona. Il compiacimento velato, però, è anche per il sorpasso ai danni della Lega.
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