Il futuro della leadership europea in un momento in cui "siamo di fronte a momenti difficili", con il fronte franco-tedesco debole e la necessità di essere "ottimisti per fare le cose: perchè se si è pessimisti si resta a casa". Sono questi alcuni dei temi affrontati da Mario Draghi nel corso della cerimonia per il conferimento del premio Ispi 2024. E dall'ex premier arriva un monito sul sovranismo: perchè se l'Europa va in "quella direzione come si potrà percorrere una strada per l'integrazione?".
Draghi, in mezz'ora, affronta a tutto campo i temi dell'identità europea e della sua leadership, oltre alle misure da mettere in campo per rilanciare la competitività. Le istituzioni europee hanno gli anticorpi che sono stati prodotti dai trattati. In questo momento, però, la "leadership franco-tedesca si è indebolita ma non ne vedo altre, capaci di dirigere l'Europa verso un futuro comune". In questo modo c'è un "vuoto di leadership ma bisogna avere pazienza e vedere l'esito delle elezioni in Germania".
E sul tema della leadership, l'ex governatore della Bce ha ricordato la famosa frase "Whatever it takes", pronunciata nel 26 luglio 2012, nell'ambito della crisi del debito sovrano europeo. Quella frase fu pronunciata perchè c'era una "leadership da salvare". In quel contesto c'era la "reputazione della Bce ai minimi storici, con gli spread si allargavano e l'euro in calo. E quindi serviva una frase forte". Oggi, invece, il contesto è "diverso, servono decisioni collegiali. Chi ha responsabilità in Europa deve prendere delle decisioni collegiali e poi portare con se gli elettori", spiega Draghi.
Ed è così che l'ex premier, sollecitato da una domanda, ha affrontato il tema della formazione della nuova Commissione europea. Lo stallo che "abbiamo avuto" le trattative per la nomina dei "commissari dipendevano da lotte intestine dei singoli Stati membri". Tutto questo "viene vissuto in modo preoccupato. La politica nazionale diventa man mano europea e viceversa".
E sul fronte della politica nazionale, l'ex premier ricorda come che la "gente vuole da un leader che abbia competenze e visione ovvero immaginare il futuro e avere la capacità di realizzarlo". Chi viene eletto ha "qualcosa in più" di chi non ci va. E questo perchè ricevere la "legittimazione dei cittadini è importante per fare le riforme, la legittimazione dà forza e scopo al proprio mandato". Un mandato di un non eletto deve essere per forza circoscritto, mentre quello di un "eletto può essere più ampio e abbracciare riforme importanti", conclude Draghi.
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