L'Italia ha accelerato sul Pnrr ed è ora in linea con gli obiettivi previsti. I 39 target europei in scadenza al 30 giugno risultano tutti conseguiti e il tasso di avanzamento è salito così al 43% nel percorso complessivo, 6 punti in più rispetto al semestre precedente. I risultati sono ancora migliori guardando agli step procedurali nazionali che presentano un tasso di raggiungimento all'88%.
Insomma, secondo l'ultima relazione della Corte dei Conti al Parlamento sullo stato di attuazione del Piano, l'eredità lasciata da Raffaele Fitto nelle mani di Tommaso Foti è da questo punto di vista sicuramente positiva. Se non fosse però che sul fronte della spesa i progressi non sono ancora così evidenti: l'avanzamento finanziario, secondo i magistrati contabili, "continua a evidenziare scostamenti rispetto al cronoprogramma". Al 30 settembre 2024, il livello della spesa ha sì superato i 57,7 miliardi, ma la cifra rappresenta il 30% delle risorse del Piano. L'incremento registrato nel corso dei primi 9 mesi del 2024 è di 12,6 miliardi, il 30% di quanto previsto per l'anno nel cronoprogramma finanziario e circa il 60% delle stime più contenute del Dpb di ottobre.
Lo stesso andamento discordante riguarda anche il Piano visto dal versante riforme. Al 30 giugno l'Italia aveva ultimato il 63% delle 72 misure di riforma. Quota che salirà, secondo la Corte dei Conti, al 66% con il conseguimento degli ulteriori 17 obiettivi europei associati a riforme del secondo semestre 2024.
Al 30 settembre però, la spesa si attesta al 4% delle risorse associate, con 278 milioni su 6,9 miliardi. In 3 casi su 7 la spesa sostenuta è stata pari a zero, mentre nei restanti casi il dato si è attestato a valori inferiori al 31%.
La relazione si sofferma poi su alcuni settori chiave.
Innanzitutto quello ferroviario: l'avanzamento dei 13 investimenti previsti "procede sostanzialmente in linea con il cronoprogramma aggiornato" e si collocherà alla fine dell'anno al 39%. In questo caso, un tasso di attuazione simile emerge anche sul piano della spesa: 8,9 miliardi al 30 settembre, circa il 39% della dotazione complessiva. Per molti progetti però non saranno rispettati i tempi: guardando alla data prevista di chiusura delle diverse fasi (progettazione, autorizzazioni, contratti, lavori, collaudo), circa il 20% dei progetti mostra ritardi. In generale quasi la metà dei progetti riguarda le Regioni del Sud e le isole. Tuttavia, nella distribuzione per importi il peso dei progetti dislocati al Nord cresce fino alla metà delle dimensioni finanziarie complessive.
Ritardi emergono anche nelle politiche abitative. I progetti del Piano innovativo per la qualità dell'abitare, il cosiddetto PINQuA a cui sono destinati 2,8 miliardi, evidenziano difficoltà realizzative e per oltre un terzo presentano rallentamenti rispetto alla programmazione temporale.
Infine un'analisi costi-benefici riguarda gli incentivi edilizi e in particolare il tempo di ritorno dell'investimento del Superbonus pari a circa 35 anni: "Abbastanza elevato e non coerente con l'orizzonte di vita utile degli interventi incentivati", afferma la magistratura contabile che guarda quindi "con favore" alla scelta del governo di tagliare nettamente l'agevolazione.
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