Il caso è sempre più complesso, la situazione "è complicata e molto preoccupante" per cui, per la liberazione di nostra figlia, sarebbe utile il massimo del riserbo e grande attenzione diplomatica. La famiglia della giornalista Cecilia Sala, dopo la giornata di ieri che ha visto una forte esposizione mediatica, ha chiesto oggi "il silenzio stampa".
Un chiaro segnale di quanto la vicenda della giovane cronista italiana incarcerata a Teheran sia ormai tutta politica ed ingabbiata in dinamiche internazionali delicatissime.
"La situazione di nostra figlia, Cecilia Sala, chiusa in una prigione di Teheran da 16 giorni, è complicata e molto preoccupante", hanno scritto i genitori in un vero e proprio appello alla cautela. "Per provare a riportarla a casa il nostro governo si è mobilitato al massimo e ora sono necessari oltre agli sforzi delle autorità italiane anche riservatezza e discrezione. La fase a cui siamo arrivati è molto delicata e - segnalano i familiari di Cecilia - la sensazione è che il grande dibattito mediatico su ciò che si può o si dovrebbe fare rischi di allungare i tempi e di rendere più complicata e lontana una soluzione. Per questo abbiamo deciso di astenerci da commenti e dichiarazioni e ci appelliamo agli organi di informazione chiedendo il silenzio stampa. Saremo grati per il senso di responsabilità che ognuno vorrà mostrare accogliendo questa nostra richiesta".
Senso di responsabilità che sembra stato essere immediatamente accolto dai media e dalle forze politiche. Quasi scomparse dalle agenzie le dichiarazioni politiche, frenate le speculazioni giornalistiche ed anche annullate le manifestazioni di protesta in chiave anti-iraniana. A partire, ad esempio, dai radicali che hanno immediatamente 'sconvocato' la manifestazione programmata per il 6 gennaio davanti i locali dell'ambasciata iraniana a Roma.
La richiesta dei genitori alla prudenza segnala inequivocabilmente quanto la discrezione sia necessaria per un lavoro che comunque in queste ore procede sotterraneo con diversi attori. Intanto si cerca il risultato minimo che, come ha detto ieri la madre di Cecilia Elisabetta Vernoni, è ottenere condizioni di carcerazione dignitoso e non degradanti: "Cerca di essere un soldato Cecilia, cerco di esserlo io. Però le condizioni carcerarie - aveva sottolineato ieri dopo l'incontro con la premier Giorgia Meloni a palazzo Chigi - per una ragazza di 29 anni che non ha compiuto nulla devono essere quelle che non la possano segnare per tutta la vita. Le condizioni devono essere quelle di non segnare una ragazza che è solo un'eccellenza italiana".
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