Il mondo che rischia una terza guerra mondiale è al centro del lungo discorso del Papa al corpo diplomatico. E' l'occasione, come ogni anno, di tracciare davanti ai rappresentanti dei governi la geopolitica della Santa Sede che torna a chiedere, sopra ogni cosa, la pace in tutti i Paesi piagati dai conflitti. Sono 184 gli Stati che attualmente intrattengono piene relazioni diplomatiche con la Santa Sede; ad essi vanno aggiunti l'Unione Europea e l'Ordine di Malta.
Francesco ha preparato un lungo e denso discorso. Comincia ma il fiato resta corto, come è da qualche giorno. "Siccome io soffro un po' il raffreddore, ho chiesto a monsignor Ciampanelli di continuare lui a leggere", dice agli ambasciatori. Sarà il suo collaboratore dunque a farsi portavoce degli appelli del Pontefice. Innanzitutto la richiesta, in questo 2025 nel quale la Chiesa celebra il Giubileo, di "una diplomazia della speranza, del perdono, della giustizia".
"Di fronte alla sempre più concreta minaccia di una guerra mondiale, la vocazione della diplomazia - sottolinea il Papa - è quella di favorire il dialogo con tutti, compresi gli interlocutori considerati più 'scomodi' o che non si riterrebbero legittimati a negoziare. È questa l'unica via per spezzare le catene di odio e vendetta che imprigionano e per disinnescare gli ordigni dell'egoismo, dell'orgoglio e della superbia umana, che sono la radice di ogni volontà belligerante che distrugge". Il Papa passa allora in rassegna i conflitti in corso. Per l'Ucraina chiede alla comunità internazionale di impegnarsi per porre fine, entro il 2025, al conflitto che dura da quasi tre anni. Il pensiero poi al Medio Oriente e in particolare a Gaza: "Rinnovo l'appello a un cessate-il-fuoco e alla liberazione degli ostaggi israeliani a Gaza, dove c'è una situazione umanitaria gravissima e ignobile, e chiedo che la popolazione palestinese riceva tutti gli aiuti necessari". Ma ci sono anche le guerre in Africa, le instabilità dell'America Latina, i conflitti irrisolti in Asia, come il Myanmar, particolarmente caro al Pontefice.
La pace passa anche attraverso il rispetto della libertà religiosa. Il Papa torna dunque a "condannare fermamente" l'antisemitismo ma anche a chiedere il rispetto per i cristiani, dalla Siria, dove c'è una nuova leadership, al Nicaragua dove "la Santa Sede, che è sempre disponibile a un dialogo rispettoso e costruttivo, segue con preoccupazione le misure adottate nei confronti di persone e istituzioni della Chiesa".
Il Papa mette poi in guardia dalle fake news e dall'uso distorto dell'intelligenza artificiale perché il rischio è "la manipolazione della coscienza a fini economici, politici e ideologici". Poi lancia un appello affinché siano riformate le organizzazioni multilaterali perché "non sembrano più in grado di garantire la pace e la stabilità, la lotta contro la fame e lo sviluppo per i quali erano state create". Infine l'affondo sull'aborto: "E' inaccettabile" parlare "di un cosiddetto 'diritto all'aborto' che contraddice i diritti umani, in particolare il diritto alla vita. Tutta la vita va protetta, in ogni suo momento, dal concepimento alla morte naturale, perché nessun bambino è un errore o è colpevole di esistere, così come nessun anziano o malato può essere privato di speranza e scartato".
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