Mario Draghi irrompe nel dibattito sulla difesa Ue dando una scossa a maggioranza e opposizione: non c'è quasi più tempo, la sicurezza degli europei è "messa in dubbio" dal disimpegno di Trump proprio quando la Russia "ha dimostrato di essere una minaccia concreta".
Sarà "inevitabile" dotarsi di una difesa comune e superare il meccanismo dell'unanimità fra Paesi Ue.
L'occasione, a poche ore dal colloquio Trump-Putin, è l'audizione dell'ex premier ed ex presidente della Bce sul suo piano per la competitività europeo alla Sala Koch, in quello stesso Senato dove poche ore dopo interverrà la premier Giorgia Meloni per le comunicazioni in vista del Consiglio Ue.
Una congiuntura - italiana e globale - che ad altri avrebbe forse suggerito un profilo basso. Non a Draghi, che infatti a stretto giro finisce sotto attacco da parte di un post sui social della Lega: "evidentemente non conosce le periferie delle città italiane, dove il problema non è Trump ma i troppi clandestini che l'Europa ha fatto entrare in casa nostra". Se tacciono i parlamentari del M5s e di Fdi, la Lega rincara col senatore Claudio Borghi, "l'idea che mio figlio vada in campo di battaglia per una guerra decisa magari da Macron non è la prima delle mie aspirazioni".
Il discorso integrale di Draghi
Per Draghi gli indirizzi di Trump "hanno drammaticamente ridotto il tempo disponibile": gli Usa, votando con la Russia, hanno lasciato sola l'Europa all'Onu sulla risoluzione a difesa dell'Ucraina. I "valori costituenti" dell'Europa sono "posti in discussione". L'ordine internazionale e commerciale su cui l'Ue ha prosperato è "sconvolto dalle politiche protezionistiche" degli Usa. La difesa comune dunque "è un passaggio obbligato" - dice l'economista da molti considerato tradizionalmente vicino a Washington - con "una catena di comando" europea che "coordini eserciti eterogenei" e "sia in grado di distaccarsi dalle priorità nazionali operando come sistema della difesa continentale".
Con un sistema di approvvigionamento di armamenti, munizioni, infrastrutture - 110 miliardi di euro nel 2023 - che va centralizzato superando un frazionamento nazionale "deleterio" che ci rende meri clienti degli Usa. "Certo" ci sarà una perdita di sovranità nazionale a vantaggio di una sovranità condivisa, avverte Draghi rifacendosi alle parole di Ciampi sulla autonomia monetaria che era già persa dall'Italia prima dell'ingresso nell'euro. Ci sono anche alcuni assist alla politica italiana nell'intervento dell'ex presidente della Bce: il ricorso al debito comune "unica strada" per tenere insieme Paesi con un'elevato margine di bilancio e Paesi molto indebitati come l'Italia. La cautela sulle ritorsioni commerciali dove, in un'Europa trainata dall'export, rischiamo di creare "anche un danno a noi stessi". La necessità di far avanzare l'afflusso di capitali privati verso l'innovazione e l'high tech. Ma c'è una frecciata sulle politiche energetiche italiane: con le bollette fra le più alte in Europa "non possiamo unicamente aspettare le riforme a livello europeo". Il sapore dell'intervento, complessivamente, è quello di una sveglia: ci ha ricordato "che il tempo è quasi scaduto" dirà la vicepresidente dei senatori Pd Beatrice Lorenzin. Un nodo spinoso per la maggioranza, poi, è il passaggio di Draghi sul superamento del voto unanime che paralizza l'Ue, ricorrendo alla cooperazione rafforzata o all'Ue a più velocità con "due o tre Paesi che si mettono d'accordo e fanno le cose che vogliono fare". Ma forse, dopo due ore e mezzo di audizione, è troppa carne al fuoco per molti parlamentari. E Draghi - che poi incontrerà il presidente del Senato Ignazio La Russa - si congeda ironicamente: "sentite, vedo che voi guardate l'orologio, quindi vi ringrazio moltissimo per l'attenzione".
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