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Maalouf, speriamo che la pandemia ci renda migliori

Scrittore franco-libanese a Capri per Premio Malaparte 2020

CAPRI ANSAcom

di Daniela Giammusso

"Quando ho scritto questo libro, mesi fa, bisognava dimostrare che c'era in atto un naufragio. Oggi, dopo tutto quello che è successo, non serve. Basta guardarsi intorno, dall'America all'Europa fino alla Cina, per capire che il mondo non funziona più, che sta andando alla deriva e, probabilmente, verso un naufragio". Così Amin Maalouf, lo scrittore franco-libanese che tanto ha saputo 'leggere" il mondo, tra gli immortali dell'Academie Francaise e autore di libri come Le crociate viste dagli arabi, Gli scali del Levante o Col fucile del console d'Inghilterra, racconta all'ANSA il suo ultimo libro, Il naufragio delle civiltà, edito in Italia da La nave di Teseo e premiato con il Malaparte 2020, il prestigioso premio che festeggia la XXIII edizione e torna a Capri per il nono anno consecutivo supportato da Ferrarelle Spa.

"Un'edizione non facile, nel pieno della pandemia", ammette l'anima del Premio Gabriella Buontempo, la cui giuria capitanata da Raffaele La Capria ha scelto un autore "simbolo dell'incontro tra le due culture oggi protagoniste nel mondo", come Maalouf, nato a Beirut nel 1949, ma a Parigi ormai da metà degli anni '70.
"La pandemia ci renderà migliori? Penso sia una consolazione di cui l'umanità ha molto bisogno", riflette lui, arrivato a Capri dopo un piccolo tour in Italia, mano nella mano con la moglie Andrée, autrice di libri di cucina. "Abbiamo passato il lockdown a Parigi, leggendo, scrivendo. Quando torneremo a casa probabilmente troveremo nuovamente una situazione di chiusure. Ma noi abbiamo una vita tranquilla. Non ci ha molto cambiato". A livello mondiale e sociale, invece, "è uno shock che ha fatto letteralmente saltare tutto, ogni sistema. Quindi, forse, sì, è possibile che ci renda migliori. C'è davvero da sperare che un avvenimento così unico ci faccia riflettere e possa cambiarci".

Un'emergenza sanitaria in cui, riflette, "per la prima volta tutta l'umanità è scivolata insieme, allo stesso momento", che diventa incarnazione di un grande dualismo tra Occidente e Oriente. In cui il primo si definisce "portatore di grandi valori democratici", ma poi, si domanda Maalouf, "questi valori l'Occidente li difende davvero? O è piuttosto un'ostilità verso un'altra grande potenza come la Cina, che spaventa proprio perché rischia di diventare molto più forte dell'Occidente?". Uno scenario in cui, secondo l'autore, "Donald Trump è solo l'albero che nasconde la foresta. La sua politica estera -dice - non è diversa da quella dei suoi predecessori e probabilmente da chi gli succederà, con un totale disimpegno verso qualsiasi questione e conflitto estero. Non è vero, come si dice, che Trump quando si muove rischia di compromettere processi di pace in Medio Oriente, perché non c'è alcun processo in atto. L'Europa - si rammarica - avrebbe dovuto essere la potenza genitoriale del mondo, il grande saggio, ma non si è data un ruolo: si è accontentata di essere solo importante, mentre per essere un leader mondiale serve forza politica e forse anche militare. L'Europa oggi è un essere erbivoro in un mondo carnivoro".

E se quella con Curzio Malaparte, cui è intitolato il Premio, per Maalouf è in realtà una storia di "vecchio corso", sin da quando, "a 13-14 anni", in un Libano segnato dai continui scontri e colpi di Stato, lesse per la prima volta il saggio Technique du coup d'Etat, oggi come vede il suo Paese d'origine? "Far convivere persone di fede diversa è la sfida più importante -risponde -. Non c'è un'altra strada, ma è chiaro che non si riesce ad affrontare questo cammino. Il Libano oggi si trova sul ciglio del baratro, con molti giovani che abbandonano il Paese".
Domani Maloouf terrà un discorso in occasione della Cerimonia di premiazione alla Certosa di San Giacomo, Intanto, proprio in questi giorni, in Francia è uscito il suo nuovo romanzo, Nos freres inattendus (I fratelli inattesi). "È una storia che ho scritto prima della pandemia - anticipa - ma in fondo non è tanto lontana dai nostri scenari. Perché c'è un narratore che racconta di uno strano fenomeno, di cui non si capisce la natura, che ha fermato il mondo. Indagando, scoprirà che un un gruppo di persone ha già affrontato e risolto questo problema: i misteriosi 'fratelli' del titolo".

In collaborazione con:
Ferrarelle - Premio Malaparte

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