di Danila Clegg
IL CAIRO - In un silenzio assoluto, carico di tensione e di attesa, il presidente della corte d'assise del Cairo Ahmad Rifaat ha letto stamane la sentenza con la quale si chiude la parabola politica di Hosni Mubarak, faraone incontrastato per 30 anni e oggi condannato all'ergastolo per le oltre 800 morti di manifestanti durante la rivoluzione che lo ha rovesciato lo scorso 11 febbraio. L'accusa ne aveva chiesto la condanna a morte.
Impassibile, con lo sguardo celato da occhiali scuri, protetto dalla curiosità delle telecamere dai due figli, Gamal e Alaa, che si sono messi in piedi davanti alla sua barella, Mubarak ha ascoltato il verdetto senza far trasparire emozioni. Ha pronunciato una sola parola durante la breve udienza, 'maugud' presente, quando il presidente della Corte ha letto per esteso il suo nome in apertura di seduta. Primo leader deposto dalla Primavera araba a comparire alla sbarra in persona e ad essere giudicato da un tribunale nazionale, Mubarak è stato immediatamente trasportato in elicottero alla prigione di Tora, che dall'aprile scorso ospita anche i suoi due figli.
L'ex rais si è rifiutato di scendere e i media ufficiali egiziani hanno dato la notizia che Mubarak era stato colpito da una crisi cardiaca durante il trasferimento. Dopo avere ricevuto le prime cure a bordo del velivolo, l'ottantaquattrenne ex presidente è stato ammesso all'ospedale della prigione. La sua condanna e quella, uguale, per il suo ex ministro dell'Interno Habib el Adly, hanno scatenato scene di gioia all'esterno dell'aula bunker allestita all'accademia di polizia alla periferia del Cairo. Ma l'entusiasmo è durato il tempo che il presidente della Corte finisse di leggere il resto della sentenza, quella che per insufficienza di prove ha assolto i sei collaboratori di el Adly e che giudica prescritti i reati di corruzione e abuso di potere contestati ai due figli di Mubarak. La gioia si è trasformata immediatamente in rabbia e sconcerto all'interno del tribunale, dove gli avvocati dell'accusa sono saliti sui tavoli per protestare contro la sentenza e per chiedere che la magistratura venga "ripulita".
Dal tribunale la protesta si è man mano estesa per le strade e le piazze del Cairo e delle principali città egiziane. In serata piazza Tahrir, luogo simbolo della rivoluzione egiziana, si è riempita di migliaia di manifestanti che hanno inneggiato alla fine del regime militare e alla fine dell'ancien regime. "Se non riusciremo a restituire il diritto ai 'martiri', moriremo come loro", hanno scandito migliaia di manifestanti, che hanno cominciato ad affluire sulla spianata simbolo al centro del Cairo poco dopo la lettura del verdetto. La sentenza del processo del secolo, come viene definito in Egitto, si intreccia inesorabilmente con le presidenziali egiziane, il cui secondo turno è previsto fra due settimane e che vedrà darsi battaglia l'ultimo premier sotto Mubarak, Ahmad Shafiq, e il candidato dei Fratelli musulmani Mohamed Morsi. La confraternita ha immediatamente definito la sentenza "una farsa" e nel pomeriggio ha annunciato la sospensione della sua campagna elettorale per unirsi ai manifestanti in piazza. Shafiq ha invece affermato di rispettare la sentenza della magistratura, nella certezza che anche il popolo egiziano farà altrettanto.
Due dei candidati alla presidenza sconfitti Hamdin Sabbahi, di sinistra, terzo classificato, e Khaled Ali, avvocato e attivista, sono stati accolti dalla piazza in un delirio di entusiasmo. In serata Morsi ha tenuto una conferenza stampa per dire che se eletto presidente farà ricelebrare tutti i processi per le morti della rivoluzione e contro coloro che sono accusati di corruzione. "Gli egiziani sono perfettamente consapevoli di chi ha sabotato le prove che incriminano Mubarak, el Adly e gli altri e sanno che questo è avvenuto nel quadro dell'ancien regime proprio all'inizio della rivoluzione", ha detto Morsi nel tentativo di accreditarsi come paladino di una rivoluzione alla quale la Confraternita non ha dato grande sostegno quando é esplosa. Le forze armate, dal canto loro, hanno diffuso un solo, significativo comunicato: "Non permetteremo che la democrazia verso la quale l'Egitto si orienta venga sabotata, qualsiasi sia il sacrificio".