I risultati ufficiali delle elezioni parlamentari iraniane arrivano nel giorno dell'incontro tra Obama e Netanyahu, in cui si discute proprio del nucleare di Teheran. Certo una coincidenza temporale, anche se forse lo stesso non si puo' dire dell'annuncio di un ripensamento iraniano sulla condanna a morte inflitta ad Amir Mirza Hekmati, accusato di spionaggio per la Cia.
E sempre intema di coincidenze, vi e' anche la dichiarazione del direttore generale dell'Aiea, Yukiya Amano, secondo il quale attivita' nucleari sono in corso nel complesso militare di Parchin, che Teheran a fine febbraio non aveva accettato di far visitare ad una delegazione dell'Agenzia.
A passare al primo turno sono stati 225 candidati (solo 5 su 30 a Teheran), mentre altri 65 dovranno attendere il secondo turno tra aprile e maggio. Il secondo turno, ha detto il ministro dell'interno Mostafa Mohammad-Najjar, si svolgera' un mese dopo che il Consiglio dei Guardiani avra' confermato i risultati del primo. I conservatori vicini alla Guida Ali Khamenei non sembrano avere dubbi sulla propria vittoria, anche se un quadro definitivo si potra' avere solo dopo l'insediamento del nuovo parlamento, previsto a fine maggio, e dopo che i tanti candidati indipendenti - molti semi-sconosciuti anche al loro elettorato - faranno un'aperta scelta di campo.
Certo e' che nel nuovo Majlis vi e' una drastica riduzione della rappresentanza dei riformisti, dopo che la maggior parte aveva deciso di non presentare liste. Una parte ha comunque scelto di partecipare, ottenendo una ventina di seggi contro la sessantina del Parlamento uscente. E se la scelta di chi si e' candidato ha fatto discutere i riformisti e il movimento verde nato dalle proteste del 2009, altrettanto e' accaduto con la scelta dell'ex presidente Mohammad Khatami di votare, nonostante nessuna delle condizioni da lui stesso poste perche' i riformisti partecipassero al voto si sia nel frattempo realizzata.
In una dichiarazione citata dalla Reuters, Khatami ha precisato che la decisione di non presentare liste non equivaleva a ''boicottare'' le elezione, e ha auspicato che i riformisti possano ''liberarsi del passato e iniziare un nuovo futuro''. Le riforme, ha aggiunto, sono la sola strada ''per raggiungere i risultati della gente e gli interessi nazionali, e anche affrontare le minacce all'interno e all'esterno del Paese''.
Un riferimento che riecheggia alcuni accenti della propaganda pre e post-elettorale dei conservatori. E che si aggiunge agli interrogativi ancora aperti sui motivi ed esiti della recente visita di Mojtaba Khamenei, figlio della Guida, ad uno dei due leader del movimento Verde, Mir Hussein Mussavi, da oltre un anno agli arresti domiciliari. Intanto, Ahmadinejad e' atteso nei prossimi giorni in aula dal Parlamento uscente, che lo ha convocato per chiedergli conto dell'operato del suo governo. Mentre su di lui si addensa una nuova tempesta: la commissione bilancio del Parlamento lo accusa di non avere depositato presso il Tesoro miliardi di dollari ricavati dal petrolio, e segnala la vicenda alla magistratura.