Una grave violazione dei diritti umani, una piaga da combattere con determinazione, uno "spread" tra diritti sulla carta e realtà effettiva ancor più importante di quello tra Bot e Bund: nella Giornata mondiale per l'eliminazione della violenza sulle donne, istituzioni e forze politiche di ogni schieramento hanno fatto a gara nel condannare un fenomeno che colpisce, dati alla mano, una donna italiana su tre nel corso della vita. Una violenza, quella di genere, che secondo il presidente della Camera Gianfranco Fini "rappresenta una grave violazione dei diritti umani ed è un indice di profonda ignoranza, grettezza culturale e degradazione morale che offende ragioni di giustizia e di rispetto della persona poste a fondamento della società, indebolendone il tessuto etico e civile". La Giornata é un appuntamento annuale che l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite istituì nel 1999, con la risoluzione 54/134, al fine di sensibilizzare governi, organizzazioni governative e non, società civile e mezzi di informazione. La data ricorda il massacro delle sorelle Mirabal, che accadde il 25 novembre 1960 nella Repubblica domenicana: andavano a trovare i loro mariti imprigionati perché oppositori del regime, furono bloccate dai servizi segreti, torturate e strangolate. Nulla da festeggiare, dunque, ma un momento di riflessione sul calvario che molte donne subiscono, spesso tacendo per paura o soggezione (più del 90% delle vittime non denuncia). Un modo anche di fare il punto su ciò che si è fatto e ciò che ancora si può mettere in campo per prevenire o per aiutare le vittime.
"Non può dirsi civile una società che sulle donne fa violenza" afferma il ministro del lavoro, delle politiche sociali e delle pari opportunità, Elsa Fornero, che sente "forte il dovere di combattere questa lotta giusta" e promette che col suo operato perseguirà "il raggiungimento di obiettivi concreti". Un obiettivo lo indica subito Rosa Calipari, del Pd, che chiede al Governo di dare seguito al finanziamento, ridotto dal precedente esecutivo da 20 a 10 milioni di euro, per i centri antiviolenza. E gli stessi Centri si rivolgono al ministro Fornero chiedendo sostegno. Mara Carfagna, ex ministro per le Pari Opportunità, assicura invece che "oggi le donne hanno moltissimi strumenti in più per difendersi, anche rispetto a pochi anni fa. Non solo le leggi, come quella contro lo stalking, ma anche progetti strutturati come il primo Piano contro la violenza di genere". Di fenomeno "inammissibile e triste" parla il presidente del Senato Renato Schifani, e per combatterlo "occorre abbattere innanzitutto le barriere discriminatorie ancora presenti nella nostra società e continuare a diffondere la cultura del rispetto soprattutto tra le giovani generazioni". Le deputate del Pdl Margherita Boniver e Lella Golfo propongono al Governo di istituire un Osservatorio permanente sulla violenza contro le donne, i senatori del Terzo polo chiedono "prevenzione, pene certe e sostegno alle vittime".
Interviene anche il ministro degli esteri, Giulio Terzi, che sottolinea come in ambito internazionale la battaglia prosegue anche con l'iniziativa che mira a mettere al bando le mutilazioni genitali femminili. L'Italia, insieme ad altri Paesi, sta lavorando per portare questo tema all'attenzione delle Nazioni Unite. Si muovono anche le istituzioni locali: il sindaco di Roma Gianni Alemanno ammette che gli episodi di violenza sono aumentati negli ultimi anni e annuncia che stasera il Colosseo rimarrà acceso; al consiglio regionale del Lazio, invece - fa sapere il consigliere Claudio Buci - è in approvazione una legge regionale di tutela alle donne. Ma non c'é solo il mondo politico e istituzionale che oggi si ferma a riflettere sulla violenza di genere: le associazioni e le organizzazioni femminili denunciano anche gli abusi psicologici, i matrimoni forzati, il fatto che spesso i figli minori assistono alle violenze ed è come se le subissero in prima persona. "Occorre costruire una nuova cultura, fondata sul rispetto delle donne e di tutte le persone, che rinneghi qualsiasi forma di prevaricazione e violenza" è il grido delle donne delle Acli.