di Mimmo Trovato
CATANIA - La 'Primavera' ritorna in Sicilia. Dopo Leoluca Orlando a Palermo, a Catania Enzo Bianco è eletto sindaco al primo turno. Tredici anni dopo avere lasciato l'incarico, che ricopriva ininterrottamente dal 1993, rientra a Palazzo degli Elefanti. Lo fa forte di un consenso del 50,62%, e contando su 27 consiglieri su 45, di una maggioranza allargata a tutto il centrosinistra. Una scelta obbligata per il successo, visto che, spiega, non ha una "visione minoritaria" della politica e gli "piace vincere", e doveva battere "tredici anni di pessima amministrazione del centrodestra". Un successo che Bianco definisce un "cappotto" ai contendenti, un "piccolo miracolo", completato con l'elezione dei presidenti delle sei Municipalità "del centrosinistra". Esce invece con le ossa rotte il centrodestra, con un candidato sindaco uscente, Raffaele Stancanelli, che ottiene il 36,62% dei voti. Il Pdl prova a ridimensionare il successo di Bianco definendolo "la somma di liste", quindi una "vittoria della coalizione pieni di ex" e sottolineando come "il 50% dei elettori non ha espresso il voto per il sindaco". Il Movimento 5 stelle è travolto dallo tsunami invocato da Grillo, ma che i suoi hanno subito: nessun 'cittadino' eletto, visto che la lista ha ottenuto il 4%, un punto sotto lo sbarramento, e la candidata sindaco, Lidia Adorno, si ferma al 3,40%. Persino un outsider come il prof. Caserta, con la lista al 4%, ha ottenuto un consenso personale superiore, col 7,36%. In consiglio comunale approdano così soltanto centrodestra, con un Pdl in calo e la lista dell'ex governatore Raffaele Lombardo, Grande Catania, che con l'11% delle preferenze si 'piazza' al terzo posto, e un centrosinistra dove Il Megafono del presidente Crocetta col 10,66% è davanti al Pd (9,97%).
"Mi confronterò con tutti - annuncia Bianco - per il bene di Catania". Intanto incassa anche gli auguri del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che lo chiama al telefono per congratularsi. Bianco gli ha chiesto un incontro, anche per mettere in calendario una visita del Capo dello Stato a Catania. "Sono stati cinque mesi emozionanti - ricostruisce il neo sindaco - passati a incontrare i cittadini e a progettare il futuro di Catania". Secondo l'ex senatore del Pd il successo è frutto della "scelta di andare in mezzo alle persone, nei mercati, nelle piazze, ad ascoltare i bisogni dei cittadini". Per questo nel pomeriggio su una Vespa si reca nei rioni popolari di Catania, per un bagno di folla e di affetto. Ma sa già che da domani "un lavoro duro" lo attende. "Per fortuna Catania ha grandissime energie - sottolinea Bianco - e speriamo di farne un'esperienza pilota con l'aiuto del governo nazionale e della Regione, che con il presidente Crocetta che ha assicurato tutto il suo appoggio". "Intanto - sorride - gli ho già fatto risparmiare centinaia di migliaia di euro: le spese del ballottaggio e ho guadagnato 15 giorni di lavoro..." Nel centrodestra a fare autocritica è il sindaco uscente, Raffaele Stancanelli che, seppure "deluso dal voto", augura "ai catanesi che la città possa progredire". L'ex senatore del Pdl non siederà in consiglio comunale perché non era candidato in alcuna lista, e, annuncia "l'avvio di una nuova stagione" della sua vità: tornera a fare l'avvocato.
CROLLO M5S IN SICILIA DOPO BOOM REGIONALI
33MILA VOTI PERSI IN 4 CITTA',FLOP A CATANIA, MESSINA E SIRACUSA
di Alfredo Pecoraro
Dalla scalata al crollo. Questa volta la Sicilia ha voltato le spalle a Beppe Grillo, che proprio nell'isola aveva ottenuto un boom di consensi alle regionali dell'ottobre scorso, circa il 15% (285 mila voti), lanciando l'assalto ai Palazzi romani. Il risultato delle comunali, per i 5stelle, è magro. Nessun sindaco eletto, con la sola speranza di Ragusa, dove Federico Piccitto (15,6%) se la vedrà al ballottaggio con Giovanni Cosentini (29,3%) del centrosinistra. Addirittura, l'esito è fallimentare a Catania, Messina e Siracusa: in queste tre città il Movimento non è riuscito a superare neppure la soglia di sbarramento del 5% per poter eleggere almeno un consigliere. In soli otto mesi i 5stelle hanno perso - limitatamente ai quattro capoluoghi andati alle urne - ben 33.508 voti rispetto a ottobre scorso: allora furono 48.317 voti, bacino adesso ridotto a 14.809 preferenze. In percentuale, nelle quattro città il Movimento passa dal 20,26% al 5,02%, con una flessione di 15 punti. Il calo maggiore è a Ragusa, con una perdita di 19 punti (dal 28,56% al 9,62%), segue Siracusa dove vanno in fumo 7.750 voti (dal 22% al 4%); a Catania l'emorragia è di 12.200 voti (dal 16,69% al 4%), a Messina di quasi 9 mila (dal 13,81% al 2,54%). "Ma non parliamo di flop, siamo un movimento giovane e qualche errore lo abbiamo commesso, anche nella scelte dei candidati", dice Salvatore Siragusa, deputato regionale 5stelle. Che preferisce guardare il bicchiere mezzo pieno: "Comunque abbiamo eletto una decina di consiglieri comunali in diversi comuni".
Tra questi quattro hanno ospitato i comizi di Grillo durante il suo tour d'inizio giugno: Riesi (Cl), Menfi (Ag), Acate (Rg) e Mascalucia (Ct). E' andata male, invece, in tre comuni, dove evidentemente il comico genovese non è riuscito a fare presa sull'elettorato: Paceco (Tp), Leonforte (En) e Grammichele (Ct), dove la lista M5S è l'unica a rimanere fuori dal consiglio. "Poteva andare meglio", ammette il portavoce del Movimento in Sicilia, Giancarlo Cancelleri, ma "l'unico dato inoppugnabile - rimarca - è che fino ieri in Sicilia non avevamo neppure un consigliere comunale, per cui il nostro obiettivo era quello di entrare in quanti più comuni possibili". I numeri però sono impietosi. Siragusa prova a darsi qualche spiegazione. "C'é stato molto astensionismo - sostiene - e in alcune realtà locali il dato è assimilabile al calo del nostro Movimento, magari si tratta di elettori che dopo le regionali avevano tante aspettative e non percependo il cambiamento hanno preferito non votare". Come recuperarli? "Non abbiamo bisogno di strutturarci o di organizzarci in modo diverso - aggiunge il deputato - Dobbiamo invece stare sempre più a contatto con la gente nei territori, così come facciamo da tempo, e dobbiamo spiegare meglio quale lavoro il gruppo parlamentare dell'Assemblea siciliana porta avanti". E Beppe Grillo? "Per noi è una risorsa e non un peso - sottolinea - Ma dobbiamo cominciare a essere meno Grillo-dipendenti, dobbiamo camminare da soli. La gente nei territori vuole sapere chi siamo e cosa facciamo, dobbiamo comunicare di più, modificando anche i rapporti con la stampa".