La prima sfida ai manager milionari, ai "santuari" delle istituzioni e alle prudenze della Ragioneria dello Stato e di Mister Tagli Carlo Cottarelli è stata lanciata. E secondo Matteo Renzi, anche vinta perchè "da adesso inizia a pagare chi non ha mai pagato" e finalmente la politica "entra in sintonia con il paese".
Porta la firma del premier il primo documento di Economia e Finanza del governo, costruito non senza stressare le richieste e ingaggiare bracci di ferro ma, ha avvertito tutti Renzi, "adesso la politica si mette in gioco e decide". Alla fine di giornate intensissime e di incontri continui, l'ultimo all'alba con il ministro Padoan e i tecnici della Ragioneria, Renzi mostra il volto buono. E plaude tutti: ringrazia il titolare di via XX Settembre e loda il commissario alla Spending review. "Ha fatto il suo mestiere con 6 miliardi di tagli, se ne avesse trovati 3, invece...", è il riconoscimento che molto lascia intendere. Il premier ha infatti chiesto fino all'ultimo a Mister Spending di lasciare da parte la prudenza e di stanare ogni spreco possibile. "Poi mi assumo io la responsabilità di decidere dove tagliare", ha chiarito così come ha preteso di inserire i ricavi di 1 miliardo dal gettito Iva del pagamento dei debiti della pubblica amministrazione nonostante la Ragioneria dello Stato mostrasse molti dubbi.
L'obiettivo del presidente del Consiglio si chiamano elezioni europee, un traguardo che il leader Pd non ha alcuna intenzione di perdere. E il suo avversario è chiaramente Beppe Grillo come dimostrano le ironie sulla sorpresa "perchè i senatori M5S difendono le indennità dei senatori". A quell'appuntamento Renzi vuole arrivare "mantenendo tutti gli impegni" e soprattutto dimostrando di aver cambiato verso alla politica. Un politica che decide e che per la prima volta è davvero vicina ai cittadini. Per questo il premier ha voluto ad ogni costo trovare le coperture per "dare la 14/ma ai lavoratori", con il taglio del cuneo e tutelando anche gli incapienti. E per farlo è andato all'attacco di roccaforti da anni intoccabili, come gli alti dirigenti della pubblica amministrazione e delle banche raddoppiando le tasse sulle plusvalenze delle quote di Bankitalia. Operazione economica ma, come ammette lui stesso, soprattutto altamente simbolica. "Un tetto di 238.000 euro per chi lavora nel pubblico e' più che sufficiente" sostiene citando Adriano Olivetti, per il quale il capo non dovrebbe guadagnare più di 10 volte il dipendente. E al tempo stesso pretende di mettere le stock option agli stipendi dei manager: "Il 10 per cento della retribuzione la si prenderà solo se il paese va bene. Non e' possibile che un manager prenda un premio massimo se il paese va a rotoli".
Da ora in poi, non nelle società quotate ma nella pubblica amministrazione, a partire dai dirigenti di Palazzo Chigi, "c'è un limite davvero rilevante, alla presidenza del Consiglio noi non potremo più fare nomine di persone che guadagnano più di quanto deciso. Facciamo una stretta molto significativa, tra i 350 ed i 400 milioni, ma al di là del valore economico conta il significato simbolico". Renzi corre e punta ad approvare il decreto sugli 80 euro a 10 milioni di lavoratori entro Pasqua per mantenere l'impegno di dare i soldi in busta paga a maggio. Così come il governo a maggio riformerà la pubblica amministrazione e a giugno la giustizia. Ma la nuova sfida del premier è l'affondo alle spese degli organi costituzionali, con l'apertura a breve di un tavolo con il Quirinale, la Corte dei Conti e altri organi istituzionali. "Spero che anche gli organi costituzionali accettino l'equiparazione allo stipendio del presidente della Repubblica", si augura. Anche perchè, ironizza, per l'abolizione del Cnel gli italiani non si strapperanno le vesti. "Saranno terrorizzati - scherza - ma il Cnel e' stata un'occasione persa in 70 anni".
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