Un investimento sbagliato, quello delle lavagne multimediali interattive (Lim), che ha fatto buttare tanti soldi pubblici e che ora viene certificato anche dal Governo nelle linee guida del piano La Buona scuola. Ma il mega flop delle Lim è, forse, un fallimento annunciato. Docenti impreparati ad utilizzarle, senza aver mai ricevuto un corso per usare una lim, e apparecchiatura che negli anni è rimasta spesso chiusa nel suo scatolone originario. E che ora è da buttare, anche perché deve essere sostituita da tablet e pc tutti in rete con la banda larga.
SCUOLE LENTE – Devono cominciare a viaggiare veloci le scuole italiane in quanto a navigazione web. Secondo i dati del report la Buona scuola, solo il 10% delle nostre scuole primarie e il 23% delle nostre scuole secondarie è connesso ad Internet con rete veloce. Le altre sono collegate a velocità medio-bassa ma con situazioni molto differenziate e spesso sufficienti a mettere in rete solo l’ufficio di segreteria o il laboratorio tecnologico; quasi in una scuola su due (46%), la connessione non raggiunge le classi e quindi non permette quell’innovazione didattica che la Rete può abilitare.
CHI LE HA VISTE? - A confermare il buco nell’acqua delle Lim, anche i dati di Skuola.net che denuncia: 1 studente su due non le ha mai viste. Che significa? Secondo un sondaggio che Skuola.net ha effettuato su un campione di 1600 ragazzi, emerge che 1 ragazzo su 5 possiede una Lim a scuola ma non l’ha mai utilizzata e che addirittura 1 ragazzo su 3 non ha la lavagna a scuola o, almeno, non è mai stata installata. E il lim software è rimasto un mistero per molti. Un perfetto sconosciuto, dunque.
LIM, CHE INGOMBRO! - Solo un ragazzo su 5 dichiara di usarla regolarmente anche tutti i giorni, il 15% la utilizza una volta a settimana e il 13% addirittura una volta al mese. A che serve, allora, se viene usata saltuariamente? A nulla o a poco. E allora dal piano scuola di Renzi parte la rottamazione: “Il processo di digitalizzazione della scuola è stato troppo lento, non solo per mancanza di risorse pubbliche. Abbiamo anche investito in tecnologie troppo “pesanti”, come le Lavagne Interattive Multimediali, che hanno da una parte ipotecato l’uso delle nostre risorse per innovare la didattica, dall’altra parzialmente “ingombrato” le nostre classi, spaventando alcuni docenti. La tecnologia non deve spaventare. Deve invece essere leggera e flessibile”.
IL TABLET ? DI PAPA’ - E quindi spazio alla banda larga e al wifi, che permetteranno il BYOD, Bring Your Own Device letteralmente “porta il tuo dispositivo”, per cui la didattica verrà fatta sui dispositivi di proprietà degli studenti. Chi non ha un tablet proprio potrà ricevere un aiuto dalle istituzioni per acquistarlo.
E LA LIM CHE FINE FA? - Al macero. E non è uno spreco di poco conto visto che secondo i dati forniti dal servizio statistico del Miur sulle dotazioni multimediali, nell’anno scolastico 2013-2014 il 37,8% delle scuole ha una Lim in laboratorio presente anche nel 26,3% delle classi. Insufficienti, quindi, ma comunque dai costi notevoli. I prezzi di mercato oscillano tra i 1000 e i duemila euro, corredata di videoproiettore.
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