Foto di Salvatore Garzillo
Il paziente è sdraiato sul letto nella camera di "decompressione". È appena arrivato al reparto di infettivologia dell'ospedale Sacco di Milano con un'ambulanza speciale sulla quale un'equipe di infermieri specializzati ha avviato i primi controlli sanitari. La camera ha due pareti trasparenti, come fosse un acquario, e all'interno si muovono i medici con le ingombranti tute bianche necessarie per evitare il contagio del virus. Dovranno prelevare un campione di sangue e trasportarlo in un contenitore a tripla protezione per analizzarlo in un laboratorio di massima sicurezza. C'è tensione e concentrazione, tutti sanno che il più piccolo errore potrebbe determinare un'epidemia. Ma per fortuna è solo un'esercitazione, e alla fine, secondo gli osservatori, tutto è andato secondo i piani.
Era il 12 novembre scorso, all'ospedale Sacco, dove è andata in scena tutta la procedura d’emergenza per l’arrivo e il trattamento di un paziente ad alto rischio con lo scopo di ottimizzare le procedure e le tecniche in caso di una possibile emergenza sanitaria. Testare metodologie e protocolli infatti, e far interagire dal vero, sul campo, tutti gli enti coinvolti, è di vitale importanza perché tutto funzioni bene in caso di una vera situazione potenzialmente pericolosa per la salute pubblica.
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