Per due giorni hanno staccato i telefonini e hanno deciso di "vivere" intensamente e senza distrazioni la Memoria. Qualche smartphone è stato riacceso, durante la visita al campo di sterminio di Birkenau, per scattare foto e riprendere le testimonianze dei sopravvissuti. Dietro le "fotocamere" il volto rigato dalle lacrime.
"Nessun libro di testo può descrivere quello che ho provato", dice Luigi, del liceo classico Spedalieri di Catania. "I numeri non ti danno la vera dimensione del fenomeno, bisogna vedere questi luoghi con i propri occhi", aggiunge Giuseppe del liceo scientifico Boggio Lera di Catania. Sono due degli studenti protagonisti del viaggio della memoria 2016, organizzato dal Ministero del'Istruzione e dall'Ucei alla vigilia della Giornata della Memoria. Per due giorni, a Cracovia, Birkenau e Auschwitz, i ragazzi delle superiori hanno toccato con mano i luoghi in cui si è compiuto il dramma della Shoah. E a fine viaggio Luigi confessa: "Sono senza parole. Ho sempre studiato questi argomenti sui libri ma quando calchi la stessa strada che calcavano i deportati senza sapere quello che li aspettava è agghiacciante".
Ora il nostro impegno, aggiunge Giuseppe, è quello di "non essere indifferenti e di non dimenticare perché l'indifferenza alle volte può uccidere". Federica, dell'istituto alberghiero De Filippi di Arona (Novara), confessa di aver pianto mentre le sorelle Bucci e Sami Modiano, sopravvissuti a Birkenau, raccontavano la loro sofferenza: "Abbiamo provato a immedesimarci in loro - spiega la studentessa - ma non potremo mai capire fino in fondo quanto hanno vissuto. Ora il nostro dovere è portare la loro testimonianza tra i nostri coetanei perché in futuro queste cose non ricapitino più. Bisogna stare attenti".
"Ora che tornerò alla vita di tutti i giorni - aggiunge Sharon della delegazione delle scuole di Bergamo - dirò che bisogna prendere due minuti della propria vita e ricordare con la testa quanto successo qui". Quello che ci resta da questo viaggio, conclude Arianna del liceo classico Manara di Roma, "sono emozioni, l'esperienza, la testimonianza e un messaggio di senso di responsabilità che dovrò trasmettere ai miei compagni. Gli errori del passato ci insegnino a vivere meglio e a fare in modo che quanto successo non riaccada. Purtroppo - conclude - non sono ottimista per il futuro: ci sono dinamiche che mi preoccupano, come i movimenti terroristici estremisti che con la scusa dell'ideale religioso uccidono. C'è un nichilismo estremo verso la vita".
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