''Emigrazione e ricerca della felicità'', questi i due fil rouge della 66ma edizione del Festival di Berlino. Giuria presieduta da Meryl Streep, ma anche con la nostra Alba Rohrwacher, e un'unica opera italiana in corsa tra i 18 film: il docu Fuocoammare di Gianfranco Rosi, già Leone d'Oro a Venezia con Sacro Gra.
Questi i 17 film in campo che si scontreranno con il docu italiano.
24 WEEKS (Germania) di Anne Zohra Berrached. Un'attrice comica Astrid è incinta di sei mesi, ma il bambino ha la sindrome di Down. Che fare? Un film su maternità ed etica e anche su una donna sotto l'occhio dei mass media.
ALONE IN BERLIN (Germania/Francia/U.K.) di Vincent Perez con Brendan Gleeson ed Emma Thompson. Berlino, 1940. Una coppia operaia scopre che il loro unico figlio ha perso la vita in guerra. I due decidono allora di combattere il nazismo con una campagna di resistenza basata su cartoline contro Hitler.
THINGS TO COME (Francia/Germania) di Mia Hansen-L›ve con Isabelle Huppert. Nathalie e Heinz, coppia di insegnanti di filosofia, vivono una vita scandita dai soliti rituali. Ma Heinz si innamora di un'altra. Per Nathalie sarà l'inizio di una nuova vita.
BORIS SANS BEATRICE (Canada) di Denis Coté. Québec, Boris Malinovsky è un uomo sicuro di se, orgoglioso e forte, ma la moglie, ministro del governo canadese soffre di depressione. Così, quasi per distrarsi, Boris ha una relazione con la collega Helga e fa la corte anche alla cameriera di casa, Klara.
LETTERS FROM WAR (Portogallo) di Ivo M. Ferreira. 1971. António Lobo Antunes è sconvolto quando viene arruolato nell'esercito come medico in Angola. Unico conforto le lettere alla moglie, ma alla fine qualcosa si rompe in lui.
CROSSCURRENT (Cina) di Yang Chao. Gao Chun e l'amico Jin Ye acquistano una vecchia chiatta per fare qualche soldo con il trasporto lungo il fiume Yangtze. Ma la barca si perde in una misteriosa nebbia. Gao Chun si ferma comunque in ogni porto per far visita alle prostitute. Ma sono tutte la stessa donna.
A DRAGON ARRIVES! (Iran) di Mani Haghighi. Su un'isola, un auto attraversa il cimitero verso una nave abbandonata in cui un prigioniero politico si è impiccato. Le pareti della nave sono ricoperte dei suoi scritti criptici. Questi gli indizi che ha il detective Hafizi per provare la leggenda che i terremoti si verificano quando qualcuno viene sepolto nel cimitero.
GENIUS (United Kingdom/USA) di Michael Grandage con Colin Firth e Jude Law. Da una parte il gigante della letteratura Thomas Wolfe, dall'altra Max Perkins uno degli editori più famosi. Tra loro un'amicizia complessa e duratura, che cambierà per sempre le vite di entrambi.
A LULLABY TO THE SORROWFUL MYSTERY (Filippine/Singapore) di Lav Diaz. Ben 482 minuti per raccontare Andres Bonifacio, capo degli attivisti Katipunan e padre della rivoluzione filippina contro la Spagna condannato a morte il 9 maggio 1897 ma il suo corpo non viene ritrovato. HEDI (Tunisia/Belgio/Francia) di Mohamed Ben Attia. Hédi è un giovane uomo senza storia. Un inetto che preferisce aspettare. Fino a quando non incontra Rim, giovane animatrice di un hotel.
THE COMMUNE (Danimarca/Svezia/Olanda) di Thomas Vinterberg. Anni Settanta in una comune. Le vite d'individui divisi tra desideri personali, solidarietà e tolleranza. Erik e la moglie Anna, giornalista tv, hanno invitato un gruppo di amici che si sono trasferiti nella loro casa. L'armonia della comune va in crisi quando Erik si innamora della studentessa Emma.
MIDNIGHT SPECIAL (USA) di Jeff Nichols, con Michael Shannon, Kirsten Dunst, Sam Shepard e Michael Shannon. Un padre e un figlio in fuga per gli speciali poteri del bambino di otto anni. A poco a poco, si capisce perché il bambino deve indossare un paio di occhiali protettivi. E anche perché estremisti religiosi, governo e polizia sono sulle loro tracce.
NEWS FROM PLANET MARS (Francia/Belgio) di Dominik Moll. Philippe Mars cerca di essere buon padre, buon ex marito, bravo collega e un fratello comprensivo. Ma questo non lo salva da un figlio vegano, una figlia perdente e da una sorella impegnata nella vendita di quadri di grandi dimensioni dei genitori nudi.
BEING 17 (Francia) di André Téchiné, con Sandrine Kiberlain. Damien è figlio di un soldato e di un medico. Vive con la madre in una caserma mentre suo padre è in missione. Prende lezioni di combattimento per difendersi dai bulli che a scuola lo vedono troppo effeminato.
DEATH IN SARAJEVO (Francia/Bosnia) di Danis Tanović. L'Hotel Europa di Sarajevo sta preparandola serata dell'Unione Europea per il centenario dell'assassinio dell'arciduca Francesco Ferdinando. Il personale minaccia uno sciopero e così il direttore Omer si rivolge a Enzo, gestore di uno strip club.
SOY NERO (Germania/Francia/Messico) di Rafi Pitts. Nero, 19 anni messicano, scappa nel deserto da una pattuglia di confine, ma viene catturato. Riesce alla fine a raggiungere gli Stati Uniti per raggiungere il fratello Jesus. Ma basta poco per capire quanto è difficile essere clandestino. E così per ottenere la cittadinanza si arruolarsi nell'esercito.
ZERO DAYS (USA) di Alex Gibney. Un documentario sulla sicurezza su internet contro criminalità e spionaggio cibernetico? A Facebook, sviluppatori tutti i giorni sono in lotta contro hacker, attività criminali e intrusioni.
UNITED STATES OF LOVE (Polonia/Svezia) di Tomasz Wasilewski. Polonia, 1990. Il comunismo è crollato, c'è senso di libertà, ma anche paura del futuro. Quattro donne decidono di lottare per la propria felicità.
Tre donne coraggio in corsa al Festival
Sono le protagoniste di L'avenir, 24 week e Being 17
Tre donne coraggio di scena in altrettanti film in concorso di questa 66/ma edizione del Festival di Berlino. Troviamo Isabelle Huppert nei panni di Nathalie, filosofa alla prese con il tempo che passa, nel film L'avenir della regista francese Mia Hansen-Love; l'attrice comica Astrid (Julia Jentsch) coinvolta in una gravidanza troppo scomoda anche per le sue spalle forti nel film 24 Weeks della trentaquattrenne regista tedesca Anne Zohra Berrached e, infine, la protagonista di Being 17, ovvero Sandrine Kimberlaine, una donna piena di generosità con un figlio gay e un lutto da smaltire.
Fuocoammare, immigrazione, natura e convivenza
Applausi per film Rosi girato a Lampedusa, pietà senza retorica
Altro che ''italiani brava gente'', i lampedusani sono anche di più. Gente di mare, piena di storia e sangue misto, vivono l'immigrazione con umanità, come un fatto naturale. La gente che sta sul mare va salvata. Da qualsiasi parte venga. E' stato sempre così. 'Fuocoammare' di Gianfranco Rosi, unico film italiano in concorso in questa 66/ma edizione del Festival di Berlino - accolto con tanti applausi e che potrebbe aspirare a tutto diritto a uno dei premi maggiori - racconta questa isola, vera frontiera d'Europa. E lo fa con la giusta pietà, senza alcuna retorica. Un'isola, quella di Lampedusa, in cui sono sbarcate in questi ultimi anni 400.000 persone e ne ha viste morire ben 15.000. Come era stato per 'Sacro GRA', Leone d'oro a Venezia nel 2013, a scorrere sullo schermo di questo documentario la vita ordinaria di alcuni isolani con in sottofondo il fenomeno dei migranti visto come da lontano. Quasi una guida a questo mondo circondato dal mare, gli occhi semplici e pieni di curiosità di Samuele Puccillo, 12 anni. Figlio di pescatori, gira l'isola con il suo amico Mattias a caccia di uccelli da colpire con le loro fionde. Vive con la nonna Maria e lo zio, ex marinaio pescatore atlantico, e soffre solo di una cosa: quando va in barca ha il mal di mare. C'è poi Pietro Bartolo, il direttore sanitario dell'Asl locale. Un uomo buono che cura paesani e immigrati con la stessa passione. Uno che ne ha viste tante, ma pieno di un'umanità che gli fa a un certo punto dire:''è dovere di un uomo che sia davvero un uomo di aiutare queste persone''.
Hedi, amore tra tradizione e primavera araba
In concorso il tunisino Mohammed Ben Attia prodotto dai Dardenne
Raccontare il momento difficile della Tunisia tra tradizione, voglia di cambiamento e terrorismo non è certo facile se non si sceglie la strada esplicita, ovvero ciò che accade oggi a cinque anni dalla primavera araba. Il regista tunisino al suo primo lungometraggio, Mohammed Ben Attia che ha trovato l'appoggio produttivo dei fratelli Dardenne, lo ha fatto con 'Inhebbek Hedi' (Je t'aime Hedi), film in concorso in questa 66/ma edizione del Festival di Berlino, scegliendo la strada del singolo. Ovvero quella di Hedi, un ragazzo dall'animo buono che pur facendo un lavoro nel segno della modernità - vende auto Peugeot ed ha due cellulari - è dentro la tradizione fino all'osso.
Ave Cesare! Hollywood anni '50, peplum e star
Risate per apertura Coen
'Ave Cesare!', ovvero tutto il caravanserraglio della Hollywood degli anni Cinquanta. Star che si fanno le scarpe, improbabili peplum con ricostruzioni parodistiche del mondo classico; musical con tanto di marinai, danzanti in salsa tip tap, sui tavoli di un locale; cow-boys acrobatici con lazo e, infine, film acquatici con annessa sirena. Tutto per creare la giusta meraviglia. In questo omaggio dei fratelli Coen in Ave Cesare!, film di apertura fuori concorso al Festival di Berlino (11-21febbraio), all'industria cinematografica di quegli anni anche un pizzico di politica, vale a dire una setta di sceneggiatori messi al bando dal maccartismo con l'accusa irredimibile di essere 'comunisti'. Al centro di questa commedia, altrettanto surreale, una figura che ricorda quella di Mr. Wolf di 'Pulp fiction', ovvero quella del cosiddetto 'fixer', di 'risolutore'.
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