Il 'day after' il primo confronto televisivo nel dibattito sulla Brexit vede un David Cameron malconcio e indebolito che per tutta la giornata ha mantenuto un profilo basso, evitando altre polemiche. Il giudizio dei media britannici su di lui è unanime: ieri sera negli studi di Sky News il premier è stato ''attaccato con ferocia'' dagli elettori arrabbiati, secondo il filo conservatore Daily Telegraph che parla anche di ''rivolta popolare'', mentre per il progressista Guardian è addirittura iniziato il ''declino'' del primo ministro. L'emittente di Rupert Murdoch ha scelto ospiti senza peli sulla lingua, pronti a mettere alle corde il leader Tory sul dossier Europa e a far apparire tutta una serie di contraddizioni. Il suo tallone d'Achille è senza dubbio l'immigrazione, e in particolare la promessa di ridurla, inserita anche nero su bianco nel programma con cui Cameron ha vinto le elezioni politiche dell'anno scorso ma puntualmente disattesa. Il premier è apparso insicuro, confuso e per certi versi balbettante, di fronte al pubblico in studio, col quale il leader conservatore ha sostenuto dei vivaci botta e risposta, arrivati perfino alle accuse di essere un ''ipocrita'' e di ''parlare a vanvera'' da parte di alcuni invitati alla trasmissione. Particolarmente acceso, come è stato sottolineato da diversi media, lo scambio con una studentessa musulmana, Soraya Bouazzaoui, che ha affrontato il premier chiedendogli per due volte di rispondere ad una sua domanda sulla possibilità che la Turchia possa entrare nell'Ue. Proprio il loro confronto è stato uno dei momenti in cui il pubblico di Twitter è stato più attivo, a riprova della forte difficoltà in cui si trova Cameron. E questa sera è il turno dell'euroscettico Michael Gove: il ministro della Giustizia sarebbe molto teso dopo aver visto il fuoco incrociato a cui è stato sottoposto il suo amico diventato rivale nella campagna per il referendum del 23 giugno.
Anche se sembra proprio che gli euroscettici ultimamente abbiano il vento in poppa e nuovi dati sull'immigrazione dall'Ue forniscono loro le 'munizioni' da usare nello scontro con gli europeisti, che per certi versi è diventato un tiro al bersaglio contro il premier Cameron e le sue promesse mancate guidato dai suoi rivali anti-Ue nel partito conservatore che già guardano ad una possibile sfida alla leadership. Secondo un rapporto della commissione Interni della Camera dei Comuni, ci sarebbero migliaia di pregiudicati originari di Paesi Ue liberi di girare nelle strade del Regno Unito perché l'Home Office non è riuscito ancora ad espellerli.
I deputati si dicono ''molto preoccupati'' per 5.789 'criminali' stranieri nel Paese, il numero più alto dal 2012. I più numerosi arrivano da Polonia, Irlanda e Romania, tre Paesi membri dell'Unione. Se si considerano poi i detenuti nelle carceri del Regno il numero complessivo raggiunge le 13 mila persone, in pratica gli abitanti di ''una cittadina''. Dati ufficiali che rafforzano gli euroscettici e offrono una ragione in più per organizzare forme di protesta contro Cameron sempre più stravaganti: il leader dell'Ukip Nigel Farage ha annunciato che si metterà alla testa di una flottiglia di pescatori che il 15 giugno, giorno dell'ultimo Question Time prima del referendum fissato per il 23, risalirà il Tamigi e arriverà fino al centro di Londra per manifestare contro i regolamenti europei sulla pesca. Dall'altra parte, la campagna Remain continua ad evocare scenari ''terribili'' in caso di Brexit. Oggi è stata la volta del boss di Jp Morgan, Jamie Dimon, che parlando della sede inglese del gruppo bancario americano insieme con il cancelliere dello Scacchiere, George Osborne, ha affermato che con l'uscita del Paese dall'Ue la sua società potrebbe tagliare fino a 4mila posti di lavoro nel Regno. Frase che però ha fatto scatenare la destra sociale della campagna Leave, secondo cui i cittadini ''non si faranno intimidire''; e non sono mancate stoccate ai bonus dei supermanager e alle responsabilità del colosso Usa nella recente crisi finanziaria. (ANSA)
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