Si infiamma il dibattito sul referendum della Brexit e i due schieramenti lanciano accuse al veleno di ingannare gli elettori in una serie di botta e risposta che continuano a dilaniare il partito conservatore al governo. L'ex premier Tory John Major, come sottolinea la Bbc, ha perso la pazienza e in una intervista si è detto ''arrabbiato'' contro le dichiarazioni ingannevoli dei pro Brexit in una campagna che è diventata ''squallida'', per poi definire, senza nominarlo, l'ex sindaco di Londra Boris Johnson un ''giullare di corte''. Il suo intervento arriva dopo che altre 'vecchie glorie' della politica britannica - un gruppo di leader laburisti fra cui gli ex premier Tony Blair e Gordon Brown - hanno lanciato un appello contro l'uscita del Paese dall'Unione.
Sono altrettanto forti i toni usati dagli euroscettici. Johnson e il ministro della Giustizia Michael Gove, i due Tories protagonisti della campagna Leave, in una lettera pubblicata dal Daily Telegraph affermano che gli elettori ''non possono fidarsi'' di Cameron sul dossier Europa, in particolare per il suo infondato allarmismo sulle conseguenze economiche disastrose in caso di divorzio da Bruxelles. Mentre il leader dell'Ukip Nigel Farage rincara la dose, dando del ''disonesto'' al primo ministro per aver ignorato le preoccupazioni dei britannici sull'immigrazione dai Paesi Ue.
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