"La notte della tragedia ero a Roma per partecipare il mattino successivo a una direzione del Pd. Quello che ricordo bene fu il ritorno precipitoso a Torino e il terribile giro degli ospedali che iniziai appena atterrato. Ogni incontro uno strazio: trovarti davanti madri di figli ventenni o trentenni bruciati vivi è la cosa peggiore che possa capitare a un sindaco e a chiunque". Il presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino, nel 2007 al suo secondo mandato da sindaco di Torino, ricorda così il rogo nello stabilimento torinese della Thyssen, costato la vita a sette operai.
"Era noto - rimarca Chiamparino, con il quale il Comune si costituì parte civile nel processo ai dirigenti della multinazionale tedesca - che la proprietà intendeva chiudere la fabbrica. Sotto la spinta dei sindacati, noi avevamo cercato inutilmente di discutere con la proprietà per tentare di mantenere un'attività produttiva. Non ci fu nulla da fare, e la tragedia avvenne quando la dismissione era già avviata".
"L'incendio, con il suo carico di morte - queste le parole dell'allora sindaco in occasione del processo - ha offeso tutta Torino perché ha leso uno dei fondamenti morali della costituzione della città: la sicurezza degli ambienti di lavoro. La Thyssen ha inferto un danno a una Torino impegnata da decenni nella tutela dei lavoratori. Quando altrove si parlava di salari, da noi la sicurezza era già un tema importante di contrattazione".
Quanto alla proposta, fatta in occasione decennale del disastro, che il luogo della sciagura diventi un monumento al dolore per i morti della Thyssen e per tutti i caduti sul lavoro, Chiamparino osserva che è un'ottima idea. "Suggerisco alla Città, che ha le competenze in campo urbanistico - afferma - di raccogliere un gruppo di persone qualificate affinché studino che cosa si può fare. E penso che avrebbe un valore ancora più forte se fosse il mondo dell'imprenditoria a farsi carico di lasciare nell'area un segno forte. Mi sembra un modo di procedere meno asettico del concorso di idee, per una tragedia che ha coinvolto l'intera comunità nazionale".
Il presidente piemontese non entra invece nella polemica sui dirigenti tedeschi condannati senza avere mai scontato un solo giorno di carcere: "la percezione quando uno muore sul lavoro dandosi da fare per la cosa più naturale del mondo, che è portare a casa il pane - riflette - è che la pena non basti mai".
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