Il clima impazzito, il sesso rubato, i razzi nei cieli d'oriente, l'Italia che non va al mondiale. I fotogrammi del 2017 parlano di catastrofi ambientali, conflitti internazionali, delusioni sportive. Ma sul tabellone del film il nome del protagonista non può che essere quello di Donald Trump, il tycoon miliardario che ha preso il posto di Barack Obama, e che passo dopo passo sta smantellando la politica del suo predecessore. E' con Trump che il mondo fa i conti a partire dal giorno in cui è entrato alla Casa Bianca: il Trump che resta impigliato nel Russiagate, il Trump che si sfila dagli accordi sul clima, il Trump che riconosce Gerusalemme come capitale di Israele. Per l'Italia l'anno è cominciato con il boato della valanga che ha travolto l'albergo di Rigopiano e si chiude con la bufera sulle banche che chiama in causa Bankitalia, Consob, la Boschi e il governo a guida Pd, in vista delle elezioni in arrivo a marzo per l'avvio di una legislatura che si annuncia incerta quant'altre mai. A Rigopiano, ai piedi del Gran Sasso, si è consumata l'ennesima tragedia della follia umana: inutile prendersela con la montagna assassina se c'è stato chi ha fatto costruire l'albergo in un posto così esposto al pericolo.
Ma il clima fuori controllo non è una prerogativa italiana. Il 2017 è stato l'anno dell'uragano Irma che ha travolto la Florida e degli incendi che si sono mangiati mezza California. Non ci sono solo i cataclismi naturali a minacciarci da vicino. Non bastasse la spada di Damocle del terrorismo, quest'anno ci si è messo anche il giovane dittatore coreano Kim Jong-un, che invece di giocare alla play station come i suoi coetanei continua a ordinare test nucleari e a lanciare missili intercontinentali diretti verso gli Stati Uniti. Se non altro nei deserti mediorentali la coalizione internazionale e le forze curde hanno tolto le lugubri bandiere nere dell'Isis da Mosul e Racca: un successo che intacca l'aura di invincibilità che circonda i tagliagole. Purtroppo dietro questi colpi al terrorismo non c'è l'Europa, sempre più fragile, divisa e preda delle tentazioni dei movimenti antisistema.
In un mondo dominato dall'incertezza, l'Unione europea sta perdendo la sua scommessa, nonostante l'ascesa all'Eliseo dell'outsider supereuropeista Emanuel Macron. Le forze centrifughe continuano a spingere verso la frammentazione nel vecchio continente: dopo la Brexit, in Germania la Merkel non riesce a formare il nuovo governo e la Catalogna ha compiuto con il referendum l'ultimo passo verso il divorzio da Madrid. L'Europa ha anche da rimproverarsi la debolezza con cui affronta l'ondata delle migrazioni verso i suoi confini. Anche quest'anno quella immensa tomba che è diventato il mare Mediterraneo ha richiuso le sue acque sui corpi di uomini, donne e bambini. Gli accordi con la Libia hanno ridotto un po' il flusso, ma noi tutti facciamo finta di non vedere che in quel Paese i migranti sono rinchiusi in centri di detenzione che sarebbe più opportuno chiamare lager. In questo 2017 l'Italia, ha avuto la conferma di essere un paese pieno di uomini che odiano le donne: anche quest'anno ci sono state mogli e fidanzate uccise da compagni violenti, picchiate, sfregiate. Come Gessica Notaro, la ex miss romagnola con il volto deturpato dall'acido, che oggi gira l'Italia come testimonial delle campagne contro la violenza.
Ma questo è stato anche l'anno in cui il più potente produttore cinematografico statunitense, Harvey Weinstein, è stato smascherato come molestatore e stupratore di attrici. La rivolta contro il machismo violento nel mondo dello spettacolo è diventata un'onda che ha travolto le vecchie impunità e la ritrosia delle vittime a denunciare. Tanto che il settimanale Time ha indicato come personaggio dell'anno #MeToo, la campagna contro le molestie sessuali condivisa su Twitter da centinaia di miglia di persone nel mondo. Poi ci sono state le lacrime nello sport. Quelle della commozione di Francesco Totti e dei tifosi della Roma allo stadio Olimpico, per l'addio al calcio del capitano di un quarto di secolo.
E quelle amare di Gigi Buffon per il fallimento della nazionale italiana, esclusa per la prima volta dopo sessant'anni dai mondiali di calcio. E queste sono le notizie 'vere'. Poi ci sono state quelle fasulle. Da qualche tempo le chiamiamo "fake news", ma va benissimo definirle semplicemente bufale, notizie velenose, che ci inducono a vedere quello che non esiste: come l'indifferenza di una donna musulmana di fronte alla vittima di un attentato o la sfilza di politici al funerale del boss della mafia. "Fake news" raffinata, quest'ultima, perché Totò Riina è morto realmente, il 17 novembre scorso, nel reparto detenuti dell'ospedale di Parma, ma il suo funerale non c'è mai stato. Nel 2018, anno delle elezioni politiche, cerchiamo tutti di non farci ingannare dai professionisti della disinformazione.
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