Gli studenti promuovono a pieni voti la nuova maturità. Il Miur ha appena emanato la circolare con le prime indicazioni operative sull’esame di Stato 2019. Rimane confermato l’impianto stabilito dal decreto 62/2017 – costola della ‘Buona Scuola’ – con il sistema dei punteggi che dà maggior peso al rendimento scolastico e la riduzione delle prove scritte. Unica grande novità: l’eliminazione dei test Invalsi e dell’alternanza scuola lavoro come requisito d’accesso all’esame finale.
Gli interventi più consistenti, per ora, riguardano la prima prova: non più quattro tipologie di svolgimento ma solo tre, cancellato il tema storico, riformato il saggio breve, raddoppiate le tracce d’attualità e l’analisi del testo. Ma come avranno preso la notizia i diretti interessati? Skuola.net ha voluto sondare i loro umori a poche ore dalla pubblicazione della circolare, intervistando circa mille maturandi.
Nel complesso, pollice in su per il 34%: per loro è meglio della precedente. L’11%, al contrario, dice che è peggio questa maturità. Per il 22% sono ugualmente difficili.
L’aspetto che convince di più i ragazzi che si dovranno cimentare con la maturità 2019 è la riduzione delle prove scritte (con l’addio alla terza prova). Oltre 2 maturandi su 3 hanno apprezzato tale scelta, soprattutto perché con la nuova articolazione degli scritti potranno dedicare più ore della loro preparazione alla seconda prova, quella d’indirizzo, la più ostica. Solo il 14% avrebbe invece preferito cimentarsi con il terzo scritto, immaginando che gli avrebbe alzato il punteggio. Approvate anche le modifiche alla prima prova. In particolare, ai maturandi piace la doppia chance per il tema di ordine generale (quello comunemente chiamato d’attualità): un’ottima boa a cui aggrapparsi nel caso in cui le tracce più specifiche inneschino il ‘blocco dello scrittore’. La pensa così il 61% di loro. Mentre il 23% avrebbe volentieri barattato le due tracce d’attualità con il mantenimento delle quattro tracce di saggio breve. Che invece si riducono a tre (con alcuni cambiamenti nella struttura). Il 68% dei ragazzi, infatti, ha votato a favore della vecchia tipologia B, con i quattro ambiti diversi. Ma c’è anche un altro raddoppio, quello dell’analisi del testo. Il fatto di avere due autori diversi dà coraggio ai maturandi (il 72% applaude la scelta), basta però che non siano degli ‘sconosciuti’: 6 su 10 tra i favorevoli mettono proprio questa nota a margine.
Un giudizio, infine, sull’addio al tema storico: ogni anno è la tipologia meno scelta, eppure il 37% degli intervistati l’avrebbe voluta anche alla maturità 2019. In ogni caso, i più non si strapperanno i capelli: il 44% non l’avrebbe svolta a prescindere, troppo difficile. Ma nella circolare ministeriale c’è anche la conferma del nuovo sistema dei punteggi: 20 crediti per ogni prova dell’esame (due scritti più il colloquio orale) e ben 40 punti attribuiti al curriculum scolastico dello studente, basato sui voti dell’ultimo triennio delle superiori. Un fatto che non preoccupa più di tanto i maturandi: il 46% dice che si presenterà con una media voti di tutto rispetto. Ma una buona fetta (40%) è già in allarme: visto il rendimento altalenante, avrebbe voluto giocarsi più punti nelle prove di giugno. Per il 14%, invece, la cosa è indifferente. Per concludere, inevitabile un’opinione sull’alternanza scuola lavoro che non è più requisito per l’accesso all’esame. Stando a quanto ci dicono i ragazzi, il Miur ha fatto bene: il 47% tira un sospiro di sollievo, perché il suo è stato un tirocinio deludente. Ma il 38% storce la bocca: si era impegnato così tanto durante l’alternanza che ora pensa di aver perso il suo tempo.
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