Da quanto tempo non sentivate usare la parola 'codardo', almeno ad un personaggio pubblico? E' un termine che ci riporta come minimo a Tex Willer e che sta benissimo vicino a 'pendaglio da forca', un'altra espressione tipica di Tex, Kit Carson e dei loro amici.
Ebbene, codardo è la parola, sarebbe meglio dire l'epiteto, scelto dal capo della più grande democrazia occidentale, il presidente Donald Trump per descrivere il modo in cui è morto Abu Bakr Al-Baghdadi, nome di battaglia del fondatore dello cosiddetto Stato islamico, ucciso vicino a Idlib in un raid delle forze Usa.
Il commento di Trump per qualcuno è stato un vero e proprio caso di bullismo internazionale di un commander in chief desideroso di maramaldeggiare. E ha reso ancora più vivida l'immagine di questo uomo corpulento e barbuto che, dopo aver terrorizzato l'Iraq e l'Occidente, ha provato a scappare carponi lungo un tunnel, secondo Trump anche piangendo, per poi farsi esplodere con tre dei suoi figli.
E' interessante notare che la parola codardo contiene la radice latina cauda e deriva dal francese couard, detto del falco cacciatore che tiene la coda bassa. Il latino fa riferimento a chi, per pusillanimità, è sempre dietro, sempre in coda: il riferimento era tipicamente ai soldati più timorosi, che preferivano l'ultima fila per evitare, finché era possibile, lo scontro col nemico. D'altra parte gli animali impauriti fuggono con la coda tra le gambe (e non è quindi per caso che l'altro insulto scelto da Trump per descrivere la fuga fatale di Al Baghdadi sia stato 'cane', oltretutto altamente offensivo per gli islamici). Benché Ruzante, il commediografo del '500, avesse sentenziato che 'ci vuole un bel coraggio a scappare', l'espressione coraggio è proprio quella che ci viene in mente come opposto di codardia.
E non senza un velo di ironia, la parola è stata usata, nuovamente, dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, a commento della foto fatta a Narni con i componenti della maggioranza di governo che sarebbe poi stata seccamente sconfitta alle urne delle regionali umbre dal centrodestra. Un'espressione, utilizzata senza l'enfasi gladiatoria così tanto inflazionata, che è quasi il marchio di fabbrica della seconda vita politica del premier.
Il coraggio è una sorta di basso continuo del presidente del Consiglio da agosto ad oggi: la usò nella replica al Senato, dopo aver accusato Salvini di incoerenza e slealtà, è stata una delle parole più ricorrenti nel suo discorso di insediamento alle Camere con la nuova maggioranza e l'ha riproposta il giorno dopo la sconfitta in Umbria. Forse ha ragione chi ha detto che è la paura a innescare il coraggio e che l'uno senza l'altra non si può nemmeno concepire.
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