La caduta del Muro di Berlino "conclude la Seconda Guerra Mondiale" e con esso "crollò il modo di fare politica del 900". Achille Occhetto, il segretario del Pci, che dopo tre giorni da quel 9 novembre del 1989 lanciò alla Bolognina "la svolta" del Partito comunista italiano, in un colloquio con l'ANSA rivendica la giustezza della sua lettura di quegli eventi, racconta come fallì l'unità delle sinistre con l'arrivo di Mani Pulite, e sottolinea il legame tra la "svolta" e l'Ulivo. "Prima della caduta del Muro - ricorda Occhetto - avevamo alle spalle un anno tempestoso, c'era stata Tien An Men. Quel giorno stavo facendo un comizio a Firenze, e arrivò un biglietto con la notizia. Io interruppi il comizio e convocai per la sera un sit-in davanti all'ambasciata cinese: dissi 'se questo è il comunismo è morto'. Ma anche avevo avuto sensazioni profonde di cambiamenti in tutto l'Est. Qualcosa si stava sgretolando". Il giorno della caduta, il 9 ottobre, rammenta ancora, "ero a Bruxelles per discutere con Kinnock l'entrata del Pci nell'Internazionale socialista, e Neil diceva 'certo non si sono mai visti dei comunisti nell'Internazionale Socialista". Mentre parlavamo ci chiamarono: "guardate in Tv cosa succede".
Oggi credo che mi si debba riconoscere di aver capito l'importanza di quegli avvenimenti non solo per il cambiamento del Pci, il suo valore più generale. Affermai, 'oggi mutano tutti i parametri che hanno distinto i tratti geopolitici del pianeta'. Dissi che non solo crollava il comunismo, ma l'insieme del fare politica del 900, tutti gli algoritmi. Dopo 30 anni è del tutto chiaro che era vero, che in quel momento finivano le ideologie del 900". Ma non si è imposto il liberismo, in nome della fine della storia? "La fine della storia è una idea balzana - dice Occhetto - Io dissi una cosa più semplice: la campana del nuovo inizio suona per tutti.
Dopo 30 anni il panorama è irriconoscibile, sono state sradicate tutte le forze con radici nel 900. La caduta del Muro non riguardava solo i comunisti". Il 12 ottobre alla Bolognina lei annunciò la "svolta": "In Italia il panorama è del tutto diverso: la destra estrema diventa An, la Dc cambia nome e diventa Partito Popolare. Senza la "svolta" non ci sarebbe stato l'Ulivo. E' incredibile che una certa narrazione, anche della sinistra, passi da Berlinguer al Pd come se in mezzo non ci fosse stato nulla". "L'importanza della svolta è decisiva, perché differentemente dagli altri Paesi in cui c'era un partito comunista, l'Italia è l'unico dove ex comunisti vanno al governo, esprimono il presidente della Repubblica, ponendo fine alla conventio ad exludendum". Perché fallisce l'unità della sinistra tra Pci e Psi? "Ci sono due motivi - racconta Occhetto - Craxi all'inizio guardò con gioia alla svolta, poi si mise di traverso, perché chiedeva l' entrata dei comunisti nel Psi, una specie di passaggio sotto le Forche Caudine. Io invece proponevo una soluzione più alta e nobile, cioè la rifondazione della sinistra con un nome nuovo. Craxi non accettò, assumendo una posizione cieca. In secondo luogo ci fu Mani pulite, senza la quale quell'unità forse si sarebbe raggiunta: avevamo avviato dei colloqui con Martelli".
"Comunque l'idea centrale della svolta - rivendica Occhetto - è che non ci fosse più un muro ideologico tra i riformismi e che si poteva riprendere il cammino iniziato durante la Resistenza". E il fallimento dell'Ulivo? "E' crollato per motivi interni, non per merito di Berlusconi; una parte della sinistra non accettava una contaminazione tra le diverse forze riformiste, preferiva la strada delle coalizioni rissose e delle fusioni a freddo".
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