In Kill Bill volume I, la protagonista Beatrix Kiddo, o Black Mamba, ovvero la Sposa vendicativa interpretata da Uma Thurman, arriva fino in Giappone, ad Okinawa, perché ha bisogno di qualcosa di particolare: l’acciaio migliore, il più forte e anche il più letale. Le serve una katana per poter fare giustizia di chi le ha ucciso il marito proprio nel giorno del matrimonio.
Il procedimento per ottenere questa spada è complesso: il 95% è acciaio, ma solo del tipo Tamahagame, un ‘acciaio gioiello’ ricavato da sabbia nera sciolta in particolari forni detti Tatara. Per ottenerlo servono 3 giorni. Ogni artigiano ha poi la sua miscela per gli altri metalli da aggiungere al ferro: carbonio, tungsteno, molibdeno, titanio, rame, manganese, e silicio Poi bisogna rendere morbido l’acciaio, fare le 15 piegature che corrispondono a 32.768 strati, affilare la lama alternando bagni in acqua calda e fredda, coprirla con argilla e cuocerla ad alta temperatura, finché il metallo non è rosso. Poi la si deve temprare immergendola in acqua a 37 gradi. La lavorazione è fatta tutta a mano e si conclude con la lucidatura a specchio. La leggenda vuole che il collaudo definitivo per la spada sia quello della foglia. Il fabbro pianta la spada in un ruscello, lascia scorrere una foglia che, trascinata dalla corrente, finisce a contatto con la lama: se viene tagliata in due, la katana letale è pronta.
E per restare ancora un momento al cinema, Fiori d’acciaio è il titolo di un film di Herbert Ross dedicato ad un gruppo di donne e alla forza della loro solidarietà nei momenti difficili: è la traduzione italiana di Steel magnolias, appellativo dato alle donne del sud degli Stati Uniti dove la magnolia è un albero molto diffuso.
Che sia realtà o leggenda, dunque, da sempre la parola ‘acciaio’ è legata ai concetti di forza e resistenza eccezionali. La maggior parte dei modi di dire che contengono il termine parlano infatti esattamente di questo: muscoli d’acciaio, volontà d’acciaio, nervi d’acciaio, oppure l’espressione ‘stretto in una morsa d’acciaio’, per indicare qualcosa di così forte che è impossibile liberarsene. Fino al famigerato Patto d’acciaio, firmato tra Italia e Germania 80 anni fa. E ai quarantenni più nostalgici farà piacere ripensare a Jeeg Robot d’acciaio. Qualcuno ricorderà anche il romanzo Acciaio, l’esordio con Silvia Avallone sfiorò lo Strega e che è ambientato in una Piombino dominata dallo stabilimento siderurgico che dà lavoro e forse toglie la vita.
Ogni parola ha ovviamente una storia ma, si potrebbe dire, anche una geografia. Ogni parola è anche un viaggio. L’origine della parola acciaio ci porta proprio all’India, il paese da cui proviene la famiglia, Mittal, che è al centro delle cronache di questi giorni. E’ li che si ha notizia del primo acciaio fabbricato almeno dal 300 dopo Cristo (ma alcuni lo fanno risalire al 200 a.c.); il suo nome deriva dal termine indù ukku. Veniva preparato in crogioli chiusi sigillati, che contenevano minerale di ferro, carbone e vetro. I crogioli venivano poi messi alla fiamma e riscaldati: il ferro fondeva, arricchendosi di carbonio, e il vetro assorbiva le impurità man mano che fondeva, galleggiando sulla superficie. Il risultato era un acciaio ad alto tenore di carbonio e di elevata purezza. I romani lo chiamavano ferrum aciarium e questa parola era un derivato di acies che indicava ‘il filo della spada’, il che, guarda caso, ci riporta ad Hattori Hanzo, l’uomo di Okinawa del film di Quentin Tarantino. E, a proposito di spade, anche se Excalibur è una parola dalla provenienza incerta, il suo significato è chiaro: in grado di tagliare l’acciaio.
Ascolta "La parola della settimana: acciaio" su Spreaker.
Oggi le ‘tempeste d’acciaio’, per usare il titolo del libro con cui Ernst Jünger ha descritto in modo così vivido l’orrore, la crudezza e la violenza della prima Guerra mondiale, ci riportano, almeno in Italia, ad un’idea di debolezza, di crisi, di decadimento. C’è un acciaio più fragile, non a caso definito dai commentatori l’anello debole, che non ha resistito all’urto della globalizzazione e all’invasione dell’acciaio cinese, di gran lunga il dominatore della produzione con circa il 50% dei quasi due miliardi di tonnellate prodotte ogni anno. L’acciaio in realtà è una componente insostituibile del sistema industriale mondiale anzi, come ha scritto qualcuno, senza l’acciaio non ci sarebbe state una compiuta rivoluzione industriale. Non è un caso che la sua produzione aumenti costantemente nel mondo, anno dopo anno.
Questa lega di metalli così speciale è straordinariamente versatile ed è presente ovunque e non solo nella componentistica della auto: si usa negli elettrodomestici e in architettura, nel settore edile e per gli oggetti della casa, nella costruzione di oleodotti e gasdotti e perfino nell’arte: basti pensare alla maestosità sexy delle forme delle sculture di Richard Serra. Ma la battaglia dell’acciaio, come più volte è stata definita in queste settimane, potrebbe avere alla fine degli sconfitti.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA