Ai tempi del coronavirus - per la prima volta nella storia dell'Ue - i commissari, sotto la guida di Ursula von der Leyen, si sono riuniti in videoconferenza per la loro riunione settimanale, ed il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ha cancellato il consueto appuntamento del vertice dei leader di fine marzo, per sostituirlo, anche in questo caso, con un appuntamento virtuale, ciascuno di fronte al proprio schermo.
Col numero dei contagi che sale di giorno in giorno, le cautele sono d'obbligo, ma Bruxelles serra i ranghi e lavora sodo per cercare di dare una risposta, la più coordinata possibile, di fronte all'emergenza. Perché a queste latitudini non sfugge che in mancanza di un reale sforzo di concertazione, la pandemia potrebbe squassare la nave europea, ben oltre quanto fatto dalle precedenti crisi, dalla Grexit, al terrorismo, alle pressioni migratorie.
Anche per questo, dopo la riunione dei 27 leader di ieri, che dalle rispettive capitali hanno dato il loro ok alla proposta della Commissione di blindare le frontiere dell'Unione, oggi è stata la volta dei ministri dei Trasporti, alle prese con la priorità di creare corsie rapide per la circolazione delle merci. Domani l'appuntamento in videoconferenza è fissato per i responsabili del Lavoro, e anche i negoziatori dell'Ue e del Regno Unito, Michel Barnier e David Frost, stanno valutando di imboccare la stessa strada per avanzare nei negoziati post-Brexit sulle relazioni future, già messi alle strette dallo scarso orizzonte temporale di fronte.
Così l'epidemia, che sta trasformando lo stile di vita degli europei nelle metropoli in lock down, impone nuove modalità anche ai vertici di governo, in un inedito test - che complici le nuove tecnologie - potrebbe portare i suoi frutti anche quando tutto questo pandemonio - si spera - finirà.
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