Il coronavirus non risparmia neanche i meteorologi che, con la maggior parte degli aerei commerciali a terra, si vedono venire a mancare una essenziale parte dei dati su cui basano le loro previsioni. Il rischio è quello di una minore accuratezza a danno degli agricoltori. Per gli americani in generale invece non dovrebbe esserci alcun problema: anche se il meteo è uno degli argomenti preferiti, soprattutto nelle conversazioni da ascensore, ora con l'invito a stare in casa a causa del coronavirus le previsioni del tempo hanno perso appeal. La mancanza di 'occhi' nel cielo arriva nella stagione delle inondazioni di primavera in Nord America, e mentre gli agricoltori si preparano a piantare grano, mais e semi di soia. Non è comunque la prima volta che i meteorologi americani si trovano di fronte a una scarsità di dati dal cielo. Era già accaduto durante l'11 settembre quando il blocco dei voli causò un deterioramento dei modelli usati. Da allora però di strada ne è stata fatta: ci sono flotte di satelliti che monitorano dall'alto e ci sono palloni aerostatici lanciati due volte al giorno da almeno 850 stazioni meteo sparse nel mondo che salgono fino a 35.000 metri e trasmettono secondo per secondo informazioni. E ci sono i voli che non si fermano mai come quelli della National Oceanic Atmospheric Administration e della US Air Force Reserve. Senza contare i cacciatori di uragani, attualmente in volo sul Pacifico per raccogliere dati.
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