A molti è sembrata una decisione incomprensibile, e anzi una misura dalle implicazioni omofobe. Ma ad una verifica la scelta fatta in due nazioni d'America Latina, e adottata ieri dalla capitale colombiana Bogotà, di separare durante la settimana le uscite di uomini e donne, ha una logica nel contrasto alla diffusione del coronavirus.
Il primo Paese ad annunciare l'1 aprile l'avvio di un programma di un mese di circolazione separata per sesso nella strade cittadine, è stato Panama in Centro America. In tv il presidente Laurentino Cortizo ha spiegato il meccanismo, poi divenuto regola anche in altre Nazioni, in base a cui si permette agli uomini di sbrigare pratiche e acquisti di generi di prima necessità lunedì, mercoledì e venerdì. E autorizza a farlo alle donne martedì, giovedì e sabato. La domenica, invece, le uscite sono proibite per entrambi i sessi.
Il giorno dopo è arrivato un annuncio simile del presidente peruviano Martin Vizcarra, accompagnato da un chiarimento, alla luce di critiche sorte a Panama. Il Perù, ha avvertito il capo dello Stato, "è inclusivo" e tutela tutti i cittadini, per cui saranno duramente puniti tutti gli episodi di omofobia. Infine ieri la sindaca di Bogotà, Claudia López, sposata con una senatrice colombiana, ha rilanciato la formula, disponendo l'alternanza di uomini e donne nelle strade della capitale. E per prevenire ogni critica, ha stabilito che gay o transessuali circolino secondo il genere a cui ritengono di appartenere.
Ma dunque cosa spinge le autorità latinoamericane a utilizzare questo metodo per combattere il Covid-19? Lo ha spiegato a Panama l'epidemiologo Xavier Sáez-Llorens, sostenendo che non ci si preoccupa di distanziare gli uomini dalle donne, ma dì ridurre di molto la quantità di persone che circolano nelle strade per facilitare così i controlli delle forze dell'ordine.
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