Il 'nemico' lo aveva sottovalutato ma poi, quando si è trovato a dover salire sul ring per una 'lotta corpo a corpo', ammette di aver "avuto paura". Ha superato la sua "grande battaglia", Mattia, 18 anni, dimesso oggi dall'ospedale di Cremona, dove è stato il malato di Coronavirus più giovane. Stamane, all'uscita di quel palazzone alla periferia della città, con al fianco mamma Ombretta, i medici e gli infermieri che lo hanno "adottato" e curato, ha voltato pagina: "ora vado avanti con la mia vita con la consapevolezza di essere maturato e avere maggiore forza dentro di me".
Seduto su una sedia a rotelle, mascherina che gli nasconde parte del volto, Mattia dopo 25 giorni trascorsi tra terapia intensiva e reparto di pneumologia fino a diventare 'negativo', racconta la sua esperienza. "E' stata dura. Ma fin dall'inizio mi sono ripromesso di lottare e di rimanere qua". Dopo il risveglio, nel suo letto in rianimazione, "ho pensato: 'dove sono? Cosa faccio qua?". Poi "mi sono reso conto che avevo superato una bella lotta". Pian piano, con la ripresa delle forze, "ho cominciato a vedere la luce in fondo al tunnel" per poi sentirsi fuori pericolo quando lo hanno trasferito nel reparto di degenza. L'aver ricevuto, sebbene a distanza,"l'affetto dei compagni di scuola, degli amici e degli sconosciuti - dice - mi ha dato forza".
"Mattia è nato una seconda volta - aggiunge la mamma - Sua sorella morta 5 anni fa e i medici e gli infermieri sono stati i suoi angeli custodi."
Riproduzione riservata © Copyright ANSA