Le strade dello shopping a New York sono chiuse da settimane, ma di recente arrivano segnalazioni che alcune delle vetrine più esclusive della città sono protette da tavole di compensato. "Passeggiando a Soho sembra che ogni brand abbia svuotato le vetrine e barricato gli ingressi", scrive il sito Gothamist.com. Dolce e Gabbana, Louis Vuitton, Gucci, Coach e non succede solo a New York: a San Francisco, Toronto, Washington e Chicago, negozi e boutique hanno sbarrato le vetrine con assi di legno in seguito all'ordine del "tutti a casa". E c'è chi si chiede se, anzichè una risposta ragionevole a un periodo di incertezza, quelle tavole non rappresentino un trend inquietante che aggiunge ulteriore ansia a quelle della pandemia: "Il messaggio è che si aspettano caos e saccheggi. E' deprimente e senza motivo", ha scritto su Twitter un newyorchese dopo aver contato almeno 15 negozi barricati nell'area del Flatiron, Greenwich Village e Chelsea. Per Jeffrey LeFrancois, direttore del Business Improvement Bureau del Meatpacking District si tratta di un messaggio sbagliato che evoca i giorni peggiori della New York anni '70 e '80 quando la criminalità era alle stelle: "Non è illegale sbarrare le vetrine, ma il la sensazione che trasmette è di instabilità sociale". E anche Michael Racioppo, manager del Sesto Distretto di Manhattan che copre l'area di Midtown si e' rivolto al comune per chiedere di bloccare il trend: "I negozi sbarrati, mentre tanti altri stentano a sopravvivere, deprimono l'attività commerciale. Un panorama urbano che evoca un presente di criminalità e un futuro distopico non aiuta i piccoli ristoranti che si sono dovuti adattare al modello take out per restare a galla".
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