L'intervento della polizia in una chiesa parigina - armi alla mano - per interrompere una messa in tempi di divieto per il Coronavirus, ha provocato una dura reazione delle autorità religiose e in particolare dell'Arcivescovo di Parigi, monsignor Michel Aupetit.
Le autorità religiose ammettono che le forze dell'ordine, pur nel diritto di verbalizzare e denunciare una funzione in corso, "non devono interromperla ma devono rimanere all'esterno", tranne il caso di rischio per l'ordine pubblico: "l'autorità, all'interno di una chiesa, è il parroco!", protestano le alte gerarchie. Invece, il sacerdote Philippe de Maistre, domenica scorsa, si è trovato davanti tre poliziotti armati nella sua chiesa di Saint-André-de-l'Europe, VIII arrondissement parigino.
Stava nel pieno della celebrazione di una messa, diffusa in diretta sui social network per i cattolici rimasti senza messe dal 17 marzo per il lockdown. Il prete era affiancato da due chierici, un organista e tre parrocchiani "per dare le risposte e fare le letture". Il sacerdote ha deciso, a quel punto, di continuare a celebrare la messa, anche per l'intercessione di uno dei due chierici, egli stesso poliziotto. Dopo una ventina di minuti, gli agenti hanno abbandonato la chiesa, non prima di aver fatto uscire i tre fedeli che partecipavano alla funzione.
"I poliziotti sono entrati con le armi nella chiesa - ha denunciato l'arcivescovo ai microfoni di Radio Notre-Dame - mentre per loro c'è un divieto formale di fare una cosa del genere in una chiesa. Non c'erano terroristi! Bisogna mantenere il sangue freddo e finirla con queste sceneggiate. Altrimenti prenderemo la parola e stavolta alzeremo la voce!".
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