La pandemia del coronavirus ha fatto ciò che guerre, rivolte e altre calamità non erano riuscite a fare in Bolivia: paralizzare, per la prima volta in 475 anni, le attività della miniera Cerro Rico di Potosí. Da poco più di un mese, circa 10.000 persone dedite all'estrazione mineraria hanno temporaneamente smesso di lavorare in quella che è stata la più grande miniera d'argento al mondo, per rispettare la quarantena decretata più di un mese fa dal governo ad interim di Jeanine Anez, come risposta alla pandemia di Covid-19, che in Bolivia registra 672 casi positivi e 40 vittime.
Daniel Oropeza, membro della Società Boliviana di Storia, ha spiegato che finora né gli eventi durante il periodo coloniale, né la Guerra di Indipendenza boliviana del XIX secolo, né i fatti drammatici del XX secolo come la guerra del Chaco con il Paraguay (1932-1935), erano riusciti a fermare le attività nella miniera. “È un evento senza precedenti nella storia mineraria del Cerro Rico”, ha spiegato lo storico, citato dal quotidiano boliviano Opinion.
"Non abbiamo nei documenti o nei libri del Cabildo di Potosí che vanno dal XVI al XIX secolo, riferimenti che dichiarano che Cerro Rico abbia mai smesso di operare", ha detto Oropeza. Nel recente passato, durante le proteste del 2010 e del 2019, quando ci furono settimane di scioperi per le richieste dei lavoratori della regione al governo centrale, "l'intensità (del lavoro) è stata bassa" a Cerro Rico, ma non ha mai raggiunto una paralisi, ha spiegato l’esperto.
In epoca coloniale, le vene d'argento del Cerro Rico erano le più importanti del mondo. La produzione delle miniere di Potosì ha raggiunto il suo apice intorno al 1650, per poi iniziare a esaurirsi, in una discesa dalla quale non è riuscita mai a riprendersi. Oggi, i minatori che lavorano nelle cooperative, senza uno stipendio fisso, sono quelli che subiscono maggiormente la sospensione delle attività della miniera.
"Stiamo vivendo tempi molto difficili, l'attività è bloccata e questo sta causando la sofferenza del settore", ha dichiarato il presidente della Federazione delle Cooperative minerarie di Potosí, Carlos Mamani Porco, sottolineando che una "riattivazione mineraria" e un'importante "iniezione economica" saranno le soluzioni necessarie per il settore alla fine della quarantena, prevista per il 30 aprile in Bolivia
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