Mentre due milioni di persone a Gaza vivono giornate di tensione nel timore che presto o tardi anche nella Striscia si manifesti il coronavirus - finora si sono avuti solo 17 casi positivi, con 10 guarigioni - nell'intimo delle abitazioni c'è già chi da un mese sta pagando in prima persona il prezzo della crisi sanitaria. Secondo la organizzazione Aisha per la protezione delle donne e dei bambini si sta registrando un netto aumento nelle violenze familiari in seguito all'ordine impartito alla popolazione di uscire il meno possibile per strada. "In particolare - ha detto all'ANSA la direttrice di Aisha, Rim Freineh - sono denunciate pressioni psicologiche e violenze verbali. Talvolta si giunge anche a violenze fisiche".
Nel 70 per cento dei casi, la causa immediata delle violenze è da attribuirsi alle accresciute difficoltà economiche. Ad esse si aggiungono complicazioni legate alla chiusura dei tribunali islamici che si occupano delle vertenze familiari e dei tribunali civili. La polizia ha intanto ricevuto altre incombenze più urgenti. Di fronte a situazioni di violenza, nel 59 per cento dei casi - secondo Freineh - non resta dunque altra scelta che chiedere aiuto alla famiglia. Altri si rivolgono ad Ong come la sua, o ai vicini. "Mancano - secondo Freineh - piani preordinati per affrontare le violenze familiari". La situazione, avverte, si fa sempre più preoccupante. Organizzazioni come Aisha possono oggi solo dare voce al senso di impotenza di chi denuncia di essere vittima di sopraffazioni domiciliari.
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