Nella Siria in guerra ai tempi delle restrizioni del coronavirus il numero dei suicidi è triplicato e quello delle richieste dei divorzi è quintuplicato.
Lo riporta uno studio, pubblicato sui media panarabi, basato su fonti istituzionali siriane, concernente le aree sotto controllo governativo e relativo al periodo compreso tra il 20 marzo e il 16 aprile scorso. Fuori dall'analisi rimangono i dati delle altre zone siriane controllate dalla Turchia nel nord-ovest e quelle del nord-est sotto controllo delle autorità curde. In Siria si registrano alcune decine di casi positivi di Covid-19 e solo tre decessi accertati per coronavirus. Il governo ha imposto da metà marzo una serie di misure restrittive, poi gradualmente alleggerite anche in vista dell'inizio del mese islamico di Ramadan.
Secondo l'ufficio di medicina legale governativo, con sede a Damasco, in meno di un mese da marzo ad aprile si sono registrati 50 decessi non per coronavirus. Tredici di questi sono suicidi, 37 sono omicidi. E mentre per gli omicidi il tasso è simile a quello dei mesi passati, il numero dei suicidi è triplicato rispetto alla media mensile (4 al mese). La Siria è un Paese da nove anni in guerra e martoriato da una grave crisi economica, aggravata dal default finanziario nel vicino Libano.
La disoccupazione, secondo quanto riferito da diversi analisti locali e regionali, supera l'80% della popolazione. E i quattro quinti dei circa 18 milioni di siriani vivono sotto la soglia di povertà. In questo contesto, come riporta oggi il quotidiano panarabo ash Sharq al Awsat, si può spiegare l'impennata di suicidi. Una tendenza che va però seguita anche nei prossimi mesi, quando le misure restrittive per il Covid-19 potranno essere definitivamente rimosse. Come afferma Hassan Awwad, consigliere del ministero degli affari religiosi a Damasco, "la routine quotidiana in seno alle famiglie è stata sconvolta dalla necessità di rimanere a lungo a casa". Questa sembra essere la causa principale dell'aumento improvviso anche delle richieste dei divorzi. L'ufficio dello stesso ministero che si occupa di accogliere o respingere le richieste in base alle legge islamica afferma che prima del coronavirus veniva sottoposta in media una richiesta di divorzio al giorno. Da metà marzo a metà aprile "sono giunte in media cinque richieste al giorno".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA